Movimento nazionale per l’Università e la Ricerca pubbliche

NB: La Rete29Aprile si mette al servizio degli “Stati di Agitazione dell’Università”, che promuove con molte altre sigle e organizzazioni. Qui si riportano dati relativi alla mobilitazione. Invitiamo tutte e tutti a partecipare ed affiggere il volantino con le proprie motivazioni sulla porta dello studio o nei locali universitari.

Un click sull’immagine sopra per leggere le motivazioni e, se vuoi, comunicare la tua partecipazione.

Qui sotto alcuni dati e le motivazioni facoltative espresse fino ad ora (Aggiornamento: 20/02/2025, ore 21.39):

Totale: 921

Atenei:

Motivazioni facoltative espresse al momento dell’adesione (i più recenti in alto).

NB: si tratta dei pareri di chi aderisce, non necessariamente della R29A.

Tagliare i fondi all’università significa impoverire lo sviluppo culturale ed economico del paesel’intero paese
Assegnista di ricerca precaria da 10 anni
credo che sia nostro dovere partecipare
Credo nell’università
Se si risponde con il silenzio ai tagli all’istruzione, come si spera di migliorare la situazione?
Evitare la demolizione definitiva dell’Università come istituzione pubblica e largamente fruibile.
La ricerca è essenziale, non può essere spenta
Il DDL in approvazione prefigura un futuro difficile per tutti gli RTDa recentemente assunti
Ritengo che non reagire sia un modo per dire che accettiamo e va bene così e questo non farà altro che diminuire progressivamente i nostri diritti e i nostri stipendi.
Ritengo che nel nostro paese la figura del ricercatore non sia riconosciuta come un lavoro vero e proprio, si è considerati eterni studenti. Ritengo, inoltre, che il sistema attuale di proseguimento di carriera all’interno dell’Università sia distruttivo: non tutti possiamo essere o vogliamo essere Professori ma molti vorrebbero fare bene il loro lavoro come senior scientist, lab manager o tecnici di laboratorio…figure che all’estero esistono
Maluniversità
per eliminare il “mobbing indiretto”
Sono precaria da tutta la vita, però mi fanno i complimenti per il CV
Assenza di futuro
Sono stata cacciata dall’Università ed ora non vedo più un futuro. Fine al baronato.
Credo che questo paese non debba essere governato da una destra
Oltre al ddl 1240, il ddl sicurezza 1236 è un attacco diretto alla libertà di espressione e di pensiero, una proposta di legge inquietante perfettamente in linea con la deriva securitaria e fascista del governo italiano. L’unica possibilità per contenere questa deriva è costruire un’opposizione forte e unita. Questa iniziativa deve crescere e consolidarsi, e unirsi alle varie reti cittadine e nazionali contro gli ultimi decreti, e contro tutti gli attacchi ai diritti civili e umani di questo governo.
È ora di dire basta!
ritengo mio diritto e impegno avere un’esperienza universitaria migliore, non solo per me, ma per tutti
Un Paese che non investe nell’istruzione, nell’Università e nella ricerca non ha futuro
L’istruzione e l’insegnamento sono le prime forme di democrazia: la conoscenza è lo strumento più importante per conoscere i propri diritti e i propri doveri; il diritto alla libertà di espressione è il più importante, il governo non può metterci a tacere!
Le università private si devono mantenere da sole e non i soldi dello Stato e con trattamenti di favore.
Perché è necessario ripensare radicalmente il mondo del sapere in senso partecipatipativo e democratico.
Vorrei avere un futuro nel mondo accademico che non mi precluda la possibilità di vivere nel mio paese
Vorrei spendere le mie competenze nelle università pubbliche italiane. Vorrei evitare di andare all’estero a fare ricerca perché sento la necessità di combattere questa causa dal suo interno. Sento la necessità di combattere un sistema che non premia la ricerca di qualità e che sostiene logiche non dissimili da quelle di stampo mafioso.
Perché lamentarsi in ufficio che le cose non vanno, senza fare nulla per cambiare le cose, è diventata la prassi nel mio ateneo, in particolare per le materie STEM, ed io non ci sto. Voglio aiutare il movimento ad ingrandirsi facendo divulgazione, sul nuovo DDL e perché va fermato, nei confronti di colleghi, precari e non, studenti, dato che di questo passo saranno i precari del futuro
L’Italia non è competitiva in un ambito fondamentale per il futuro del Paese. Non è solo precariato, è un limite a continuità e crescita della ricerca. Aumenterà così la “fuga di cervelli”
Per fermare il processo di aziendalizzazione del sistema universitario pubblico
Sono profondamente contraria alla logica sempre più corporativa e opaca dell’università neoliberale, alla moltiplicazione e frammentazione infinitesima dei traguardi per il personale non stabilizzato, alla mercificazione della formazione a favore di università telematiche, all’allargamento della forbice già consistente tra atenei settentrionali e meridionali.
Partecipo per avere una università pubblica. Per aumentare la qualità dell’ istruzione universitaria. Spero inoltre in una revisione del “3+2”.
Contro la precarizzazione e il blocco del turn over. Contro le università telematiche
Sono d’accordo con le motivazioni della protesta
Sono talmente tante che credo sia più semplice affermare in tutta sincerità che non trovo nemmeno una motivazione per NON partecipare.
Sono un RtdA al terzo anno, ho 33 anni, non sento di avere un futuro… Il mio compagno è un ricercatore come me. In due non sentiamo di avere un futuro. Tra un anno potremmo rimanere senza lavoro, o con contratti che in ogni caso non ci sarebbero nessuna stabilitá per poter pensare a una famiglia o una casa… Questa non è vita, questo non è lavoro
Le Università, assorbite da performance bibliometriche competitive, ricerca di finanze e neo-burocrazia, hanno più “steccati” che in passato e perdono capacità di fare sistema e di analisi dei macro-fenomeni in cui siamo immersi. Uno di questi è il sostanziale “flop” del PNRR che ricade sui nostri figli e che si è tradotto anche in un peggioramento della precarizzazione negli atenei. Quest’ultima è resa drammatica dai “tagli” al comparto e dalle altre disposizioni normative che la presente mobilitazione si impegna a criticare.
Serve più lavoro da remoto, bisogna ridurre l’orario e aumentare la retribuzione.
Sono diventata professoressa associata da pochi mesi dopo essere stata precaria per più di 20 anni
solidarietà con il movimento
Difesa dell’università pubblica
Credo fortemente nell’Università pubblica, statale e in cui le varie componenti possano cooperare e non farsi concorrenza. Ritngo l’ANVUR e tutto il sistema di pesudo valutazione messo in piedi in questi anni un’arma di distrazione/distruzione. Sono socia fondatrice del CoNPAss con cui purtroppo non siamo riusciti a opporci all’attuazione della 240/10 e alle sue nefaste conseguenze. Vedo i giovani collaboratori arrancare per anni senza prospettive di stabilizzazione. Eccetera eccetera…
Da donna, mamma, e ricercatrice precaria, ho diritto a lottare per una stabilizzazione dopo 11 anni di ricerca e servizio in ateneo
da sempre, con R29A (la Rete29Aprile), sono per un’Università Pubblica, Libera e Aperta (UPLA), per il RUOLO UNICO della DOCENZA; invece le misure che si stanno prendendo minano alla base l’università per come la conosciamo; già il 3+2, la Moratti e la Gelmini le hanno cambiato i connotati; ora intendono fare ancora di peggio… quando si tocca il fondo, si comincia a scavare…
È giusto avere una università pubblica orientata all’approfondimento e la diffusione della conoscenza per il bene della società, che sia anche un luogo di lavoro dove ognuno gode degli stessi diritti
dopo 40 anni (e un po’ di più) di vita universitaria, non riesco a credere che siamo tronati a prima del 1960
Si “uccide” la meritocrazia dei giovani, senza dargli la possibilità di crescere scientificamente e umanamente, costringendo tanti giovani cervelli ad andarsene. Si “uccide” l’università italiana, che è sempre stata motivo di vanto all’Estero
Ho cominciato nel 1990 a manifestare contro gli attacchi all’universitàpubblica e credo che sia sempre più necessario
La carriera universitaria non deve tornare nelle mani di baronati, né essere distrutta da decreti che infieriscono su chi è più ricattabile e fragile. La carriera universitaria dovrebbe essere un percorso etico e non dove si ingoiano bocconi di frustrazione su base quotidiana.
Lo smantellamento dell’istruzione pubblica non può passare inosservato e restare senza contrasto.
Perché la situazione politica e culturale in Italia, come lo stato attuale dell’università pubblica italiana, è davvero preoccupante. E noi lavoratori dell’università abbiamo anche una responsabilità in questo frangente, la responsabilità di protestare e opporci e proporre, come sempre, alternative migliori
Per dare una possibilità alla mia vita (intellettuale, accademica, personale) in Italia e darne a chi vuole o deve restare, lavorando o formandosi.
Partecipo perché non posso fare a meno di protestare contro un attacco all’università pubblica, alla libera ricerca e al diritto allo studio. Ma, come al solito, non funzionerà: perderemo. (🤘 )
Sono contrariio alla riforma Resta-Berinini (pre-ruolo), ma anche alla attuale legge 240/2010 che ritengo vada abolita e superata. Ci vuole una ricreca meglio retribuita finanziata e con contratti di lavoro tutelati e degni che portino alla stabilità in tempi certi e ragiionevoli (non più di 10 anni dalla M.Sc. si deve entrare nello staff permenente). Aggiungerei che si dovrebbe arrivare al ruolo unico della docenza, abolendo privilegi “a vita” per le funzioni apicali e si dovrebbe tutelare la libertà della ricerca e della docenza
Sono membro attivo del Coordinamento Università Precaria di Siena: credo fermamente nell’Università pubblica e nella ricerca pubblica.
perchè si torni ad una università dove la ricerca sia libera ed aperta, svincolata da interessi personali e non legata ad una presunta e fittizia produttività che uccide la ricerca su tematiche fondamentali
Aumento delle disuguaglianze a fronte di un arricchimento costante di coloro che sono già ricchi e a cui non importa del futuro di intere generazioni e del pianeta
I tagli all’FFO previsti all’interno della legge di bilancio, insieme ad una riforma del pre-ruolo che non fa altro che moltiplicare il precariato, rappresentano un danno enorme per il sistema universitario italiano e per tutti i precari che su cui questo sistema si regge.
Contrasto alla liquidazione della pubblica istruzione
Sono stanco, deluso e incazzato per le decisioni di questo governo in merito di finanziamento alle Università e alla ricerca. Si conferma l’abitudine di tutti i precedenti governi di questo Paese a tagliare il più possibile dove invece la ricerca e la tecnologia sono punti già deboli dell’Italia su cui si dovrebbe puntare per il futuro. Mi rifiuto di vivere in una condizione di precariato, incertezza e instabilità a cui l’Italia costringe chi vuole fare ricerca, e come la stragrande maggioranza dei miei colleghi (almeno nel mio campo) conto di andarmene all’estero il prima possibile se le cose non cambiano.
Un paese in cui l’educazione e il progresso non hanno il primo posto nelle priorità non é un paese in declino
Contro il disinvestimento nell’università e ricerca pubbliche a favore delle private
Partecipo per porre fine alla precarietà della mia esistenza, contro la logica della meritocrazia del profitto e dello sfruttamento
Ho sofferto un precariato lungo 17 anni
Il sistema danneggia la crescita collettiva, lo sviluppo personale e l’integrità della ricerca.
partecipo perchè credo che questo sia un attacco non solo all’università pubblica, ma al diritto allo studio, alla ricerca, alla democrazia e al pensiero critico
essere precari a 40 anni non valorizza le nostre competenze ed affatica il nostro impegno per questo lavoro bellissimo
si
Dopo 7 anni di post-dottorato all’estero sono rientrato in Italia grazie a (o per colpa di?) un contratto da RTDa finanziato dal PNRR. Tra un anno, alla scadenza del contratto, sarò costretto a emigrare di nuovo (a 40 anni)
Io credo sia veramente arrivato il momento anche di indire assemblee… bisogna assolutamente fare in modo che i colleghi aprano gli occhi, si sveglino dal torpore del “vabbè, ma cerchiamo una soluzione-tampone al problema x o y”, “eh, ma ora c’è la VQR”, “eh, c’ho da guadagnarmi lo scatto”, “ma tanto io c’ho il prof che mi protegge”… ecc. ecc. ecc. bisogna tentare e offrire chiaramente una lettura complessiva della situazione, che appare gravissima mettendo assieme i pezzi del puzzle. Il governo, mentre beneficia le telematiche private for profit e taglia turnover e FFO, sta mettendo mano alla totalità del sistema cambiando le carte in tavola ANCHE PER CHI è STRUTTRATO/A, avendo già la delega a cambiare ogni aspetto dell’Università, compreso lo stato giuridico ed economico dei docenti (con rispettivi compiti), la governance, la mobilità (dovesse chiudere qualche Ateneo…), l’autonomia eccetera.
Vorrei poter rientrare in Italia, per cui ritengo questa mobilitazione estremamente importante per creare nuove condizioni di assunzione nelle Università italiane
A sostegno del movimento
L’Università va ripensata come comunità educativa, che fornisce strumenti critici a chi vuole impegnarsi sul lavoro e nella società. La selezione in entrata è perciò un punto fondante, così come la consapevolezza in uscita. Questa protesta è l’occasione ideale pee rilanciare il senso del lavoro intellettuale nella società capitalistica.r
Nove anni di precariato, un’abilitazione ASN a Prof. II Fascia conquistata con sacrifici, e un recente contratto come RTT presso un’Università Telematica con circa 4.000 studenti iscritti ogni anno al corso. Un lavoro a tempo definito, obbligato come per tutti i neo RTT, e un sogno di diventare Professore Associato che sembra un miraggio lontano, forse irraggiungibile. La mia storia è la fotocopia di tanti ricercatori, intrappolati in un sistema che premia l’attesa più del merito, che spegne l’entusiasmo a ogni passo avanti e lascia l’amaro sapore di un futuro mai certo.
dare dignità al personale che lavora in università
Per una ricerca indipendente da privatizzazione e militarizzazione, slegata da dinamiche di profitto e competizione che accrescono precarietà e superficialità, rivolta a funzioni e finalità sociali che accrescano la conoscenza della collettività
Il mondo della ricerca merita finanziamenti, non tagli. Non si può continuare a chiedere sacrifici, offrendo in cambio precarietà e insicurezza.
é necessario che il settore universitario nella sua interezza (compreso il settore AFAM) prenda parte alla mobilitazione
I tagli all’Università sono tagli al futuro del3 student3 e del3 accademic3 precari3 e non, degli Atenei e delle città dove insistono, del Paese tutto.
Diminuzione progressiva negli anni di spazi di confronto e di espressione anche critica; incapacità di ascolto delle esigenze della categoria TAB; disapplicazione di strumenti a supporto dei lavoratori (es. aumento smartworking anche nell’anno giubilare); ripristino del diritto allo sciopero senza decurtazioni dallo stipendio; burocrattizzazione estrema; inutilità dell’attuale sistema di qualità e valutazione.
Sono oltre vent’anni che assisto, opponendomi, alla deriva dell’Università pubblica intenzionalmente provocata dai governi di destra e di centrosinistra. Continuiamo a resistere e a opporci.
L’università va avanti grazie al lavoro sottopagato di milioni di persone. È arrivato il momento di dire BASTA!
Sostegno ai colleghi nella fase del pre-ruolo
Credo che questa riforma leda gli interessi collettivi di Università pubblica e di chi vi partecipa
Perché l’università è uno dei pilastri alla base del futuro del paese.
Siamo governati da “onorevoli” che sfortunatamente sono guidati solo dalla propaganda e dai meri interessi personali, oltre al fatto che spesso sono pure ignoranti sulle materie su cui legiferano
Trovo urgente percorrere ogni strada e utilizzare ogni mezzo per impedire che si prosegua nello smembramento dell’Università pubblica, smembramento che produce un doppio effetto: da una parte, crea condizioni salariali indignitose per i precari della ricerca e, dall’altra, rende insostenibile la didattica per gli studenti.
Attacco al mondo della formazione va ferma
I tagli all’Università e all’istruzione sono un suicidio e sono ormai insopportabili
Per la tutela della dignità del lavoro di tutte e tutti, per la difesa della libertà di ricerca e insegnamento, per la difesa del diritto allo studio, per una università dotata di finanziamenti pubblici – sottolineo – pubblici adeguati, ricordando che la l’università, come la scuola, è “organo della democrazia” (Calamandrei)
La mia motivazione risiede nel fatto che non vedo un futuro davanti a me
La ricerca è il lavoro che vorrei fare per il resto della mia vita. Non perché mi piace l’idea di essere un intellettuale o un accademico. Semplicemente mi rende felice, penso di esserci portato e penso che sia il modo migliore con cui possa contribuire alla società. Farò tutto il possibile affinché possa svolgere questo lavoro per il resto della mia vita.
supporto della carriera di giovani meritevoli
Condivido le ragioni della mobilitazione
Perché dopo vent’anni di analisi, documenti, appelli e quant’altro è ora di fare sul serio
Il momento di decidere che università vogliamo è ora!
Esprimere contrarietà ad azioni arbitrarie decise da persone esterne al mondo accademico che danneggiano tutti coloro che ne fanno parte
Un università in ginocchio in un paese che ha perso qualsiasi lungimiranza
Sono convinto dell’importanza della formazione, in particolare universitaria, per il progresso della società e come motore di eguaglianza.
Contrastare la tendenza a indebolire l’Universitá pubblica
Perché credo in un modello di università diverso
Precario da dal 2015
Aderire al movimento è il minimo che si possa fare
Affinché il diritto allo studio non diventi privilegio
L’Italia pare aver dimenticato i Moti del ‘68, con una classe dirigente che invece di fare di tutto per rilanciare il Paese sul piano mondiale dal punto di vista Universitario e di Ricerca, continua a opprimere gli Atenei nazionali lasciandoli nominalmente (e a volte letteralmente) a marcire. Non è ammissibile tutto ciò e il fatto che coloro che ci opprimono sono per lo più ex-studenti che hanno goduto degli effetti o che hanno partecipato personalmente al Movimento studentesco del ‘68 genera in me un’ira indescrivibile.
Partecipo per avere consapevolezza di quanto sta accadendo al contesto in cui vivo. Anche se non dovesse cambiare nulla e la situazione dell’università pubblica dovesse degenerare sempre di più, preferisco fronteggiare consapevolemente questo evento, piuttosto che accettarlo o, meglio, subirlo passivamente.
Lotta contro la precarietà
Lotto contro l’unibersità neoliberista e per un’università libera, aperta, democratica e non gerarchica dai tempi della Pantera, passando per i “tetti” contro la Gelmini e i motivi per farlo ci sono ancora
Produrre conflitto nei luoghi e negli spazi di lavoro che attraverso
sciopero della didattica erogata dai precari
Voglio un futuro
Ritengo che l’istruzione pubblica, nella fattispecie universitaria, sia oggetto di un ridimensionamento che rischia di annullarne la funzione pubblica e civile
Contro l’abolizione del valore legale del titolo di studio e il mercimonio delle università telematiche
Riportare l’esperienza universitaria (di studenti e docenti) al di fuori delle logiche neoliberiste
Partecipo alla mobilitazione dei precari dell’università italiana perché intendo schierarmi a favore dell’Università pubblica, democratica e orientata alla diffusione del sapere e della coscienza critica. Vorrei che l’Università pubblica italiana fosse un luogo che insegna la dignità del lavoro intellettuale partendo dalla base: il suo rispetto in termini contrattuali.
PRECARIATO CHE HA PRODOTTO INSODDISFAZIONE MALUMORE E SFIDUCIA
La situazione di precarietà in cui mi trovo sta diventando insostenibile.
Oltre 10 anni nel mondo della ricerca, sacrificando spesso il mio tempo libero, per poi ritrovarmi a quasi 40 anni, testimone di innumerevoli graduatorie NON meritocratiche e sull’orlo della disoccupazione con un CV non competitivo per nessun lavoro se non quello accademico.
Sono estremamente preoccupato riguardo al futuro dell’Università, degli studenti e dei ricercatori. È fondamentale impegnarsi per combattere l’impoverimento economico, culturale e sociale che si sta verificando a fronte dei tagli, degli interventi e degli sconcertanti vuoti normativi che si stanno verificando.
Difesa dell’università pubblica, accessibile a tuttə, e del diritto al lavoro di chi ci lavora.
Difesa dell’Università pubblica, contro i tagli e la precarizzazione
Voglio un’università libera da logiche di mercato, che ponga nuovamente al centro della sua missione la formazione culturale di tutte e di tutti.
I continui tagli al sistema universitario si riflettono sulla precarizzazione crescente di giovani ricercatrici e ricercatori, spezzandone i sogni di un futuro di autonomia personale e nella ricerca, e compromettendone in molti casi la salute mentale e fisica. Tutto ciò non è più tollerabile! La mobilitazione non può più attendere!
Perché tutti possano sempre avere accesso a cultura e formazione di alto livello
sistema universitario ormai intossicato, abilitazioni e avanzamenti di carriera ottenuti senza meriti effettivi, pubblicazioni molto spesso non corrispondenti a competenza e merito effettivo
completa solidarieta’ e dovere di resistenza con questa ‘macelleria intellettuale’
Dignità. La ricerca è un lavoro e andrebbe trattato in quanto tale anche nei diritti oltre che nei doveri.
Ritardare le lauree e gli esami può avere conseguenze economiche anche gravi sugli studenti, quindi non mi sembra responsabile
Voglio un’Università migliore
L’università torni ad essere tempio di conoscenza e non mercato per affaristi
Attaccare l’istruzione, l’università, la ricerca è il primo sintomo di una deriva autoritaria
Precario a tempo indeterminato
La vita appesa ad un assegno di ricerca e a docenze a contratto non è vita.
Perché credo che da un’università sostanzialmente libera, in primis dal ricatto di sottofinanziamento e precarietà, e poi dagli interessi privati, passi ogni speranza di sviluppo del Paese
Ritengo inaccettabile il continuo attacco all’università pubblica in atto
E’ dovere deontologico di ogni accademico, 1) per il rispetto che dobbiamo alla nostra professione di ricercatori e 2) per lo sviluppo economico e tecnologico del nostro Paese, tutelare la dignità e la qualità della ricerca e salvaguardare la formazione e il reclutamento dei nuovi ricercatori.
PERCHE’ LE UNIVERSITA’ ITALIANE HANNO PERSO IL LORO CARATTERE DI UNIVERSALITA’ E SONO SOLO CRICCHE DI INTERESSI PARTICOLARISTICI. PERCHE’ VOGLIO UN’UNIVERSITA’ IN CUI L’ONESTA’ INTELLETTUALE SIA LA BARRA DI ORIENTAMENTO PRINCIPALE. PERCHE’ I LETTORI, GLI EX-LETTORI E I COLLABORATORI LINGUISTICI SIANO RICONOSCIUTI COME INSEGNANTI UNIVERSITARI DI LINGUE, POSSANO FARE RICERCA E SIANO DIDATTICAMENTE INDIPENDENTI DAI PROFESSORI E DAL PERSONALE AMMINISTRATIVO CHE DETTA LEGGE NEI CENTRI LINGUISTICI. PERCHE’ L’ITALIA APPLICHI LE SENTENZE DELLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA IN MERITO AI LETTORI ED EX-LETTORI, ANZICHE’ FAR PAGARE AI CITTADINI AMMENDE PER LA DISCRIMINAZIONE SU BASE NAZIONALE CONTRO GLI INSEGNANTI UNIVERSITARI DI LINGUE.
Lavoro da 6 anni come assegnista di ricerca per l’università degli studi di Perugia e vorrei avere un prospettiva di stabilizzazione. Attualmente mi trovo in stato di gravidanza e non ho la possibilità di rinnovare il mio contratto, pertanto dopo la maternità mi aspetta la disoccupazione. Dopo aver investito anni di studio e impegno nella ricerca, laurea, dottorato e post doc, ci si ritrova senza avere niente in mano e nessuna possibilità di futuro. Anni di precariato senza nessuna prospettiva impediscono di programmare qualunque scelta di vita, dall’impossibilità di richiedere un prestito in banca, un finanziamento , fino a rinunciare alla possibilità di creare una famiglia.
Ritengo giusto il desiderio di creare un’università democratica, libera e soprattutto no profit, oltre a garantire stipendi equi e posti di lavoro sicuri anche a coloro che si trovano nella fase di dottorato e ricerca.
Per un’Università veramente pubblica, democratica e di valore
Credo nella stabilità contrattuale, e in ciò che ne consegue, come elemento imprescindibile di un’attività di ricerca valida e della dignità umana e professionale.
Voglio una ricerca che non sia privatizzata e che sia un bene pubblico, affinché la conoscenza e la cultura siano tutelati come beni di prima necessità perché li ritengo cartine tornasole del benessere di uno Stato.
Voglio protestare contro i tagli alla ricerca, contro la precarizzazione dei ricercatori, contro la burocratizzazione dell’università, contro l’asservimento dell’università a logiche aziendalizistiche
Ho sempre creduto nell’Università pubblica, e trovo assurdo che siamo diventati lo sfogo del governo da cui prendere soldi a discapito dei oggetti più deboli che ci lavorano.
Quel che sarà di me non mi importa. Vorrei contribuire ad alleviare la sofferenza di chi verrà dopo di me.
Perché voglio continuare a guardarmi allo specchio.Perché una società che lascia istruzione, ricerca, sanità e confronto di idee in mano a baroni e lobby è una società a rischio
Per l’ennesima volta sono stato constretto ad emigrare per trovare lavoro nel campo accademico. Vorrei poter lavorare nel mio paese.
deontologia e coscienza civica
Appena rientrata dopo 11 anni in una realtá accademica europea in cui avevo fondi, spazi, laboratori e personale. Qui non ho trovato nulla di tutto ció, nessun start-up budget, neanche un euro per comprare un computer di lavoro. Perché per fare questo lavoro in maniera dignitosa e competitiva con realtá internazionali bisogna andare all´estero?
Per esercitare i diritti di cittadinanza, in primis il diritto di resistenza
Da ricercatore precario sento il movimento ARTeD l’unica speranza per far ascoltare la nostra voce
Sono assegnista dopo 10 anni di precariato, di cui 5 da RTDa, ASN e mediane di I Fascia, perché la governance del mio ateneo ha pianificato così bene lo sviluppo da essersi “accorta” di avere un problema di bilancio dopo le assunzioni incontrollate di RTD su fondi PNRR…
Dopo anni di dedizione, la mia carriera è stata messa da parte senza considerazione, nonostante il rispetto di colleghi e studenti. È tempo di rivendicare dignità e diritti contro l’ipocrisia di un sistema che premia il silenzio.
Ritengo il sistema universitario creato dalla legge 240/2010 e s.m.i. completamento fallito. Ritengo altresì che il “nuovo” sistema universitario proposto nel DDL 1240 sia peggiore di quello della legge 240/2010. Sono certo che provocherà gravi danni all’intera comunità accademica dagli studenti fino ai professori ordinari. Tutti vedranno peggiorare le proprie condizioni di studio e di lavoro.
Contrario ai tagli previsti per università
Trovo assurda la miopia dei governi nei confronti dell’importanza della ricerca
Disaccordo totale con l’impianto del Ddl
La motivazione sono i forti tagli attuati dal Governo alla ricerca ed all’università
Mancato adeguamento stipendiale, Oneri burocratici eccessivi e umilianti, mancato riconoscimento di incentivi per compiti extra o partecipazione a commissioni o ruoli.
Per un’università pubblica, che valorizzi il diritto allo studio e la qualità della ricerca .Contro il modello aziendalista, classista e burocratizzato dell’università neoliberale.
Si
Le motivazioni della protesta mi convincono pienamente e ho fatto parte della Rete dalle azioni contro la 240. Aggiungerei, con il rischio di andare anche un po’ fuori tema, ma non credo poi molto, le ricadute del DDL 1660 nell’ambito universitario.
Motivazione politica
Lotto per il mio futuro professionale
E’ necessario incrementare la collaborazione dei componenti dell’università
per una Università Pubblica Libera e Aperta
Sostegno all’Università Pubblica, sostegno alla Ricerca, riduzione del precariato nella ricerca
Credo nella necessità di strutturare una riflessione trasversale sul ruolo dell’università a fronte di un’opinione pubblica che si polarizza nel voler vedere in essa un percorso di formazione lavoro, che quindi può essere svolto con più efficienza e meno spese seguendo metodi e istanze non culturali né educativi.
Soltanto un’università finanziata con soldi pubblici è un’università libera!
RTD-a non abilitato, precario in università da 8 anni.
Contro i tagli, contro la riforma del pre-ruolo, per un governo più democratico degli Atenei e pratiche più collaborative che competitive
Il diritto allo studio è pubblico: non deve essere privatizzato. La ricerca rappresenta il presente e il futuro di un Paese civile ed è doveroso riconoscerne la dimensione professionale.
Il sistema educativo Italiano mi ha formato e pertanto merita prima di altri stati Europei di beneficiare della mia competenza in materia di Ricerca, fermiamo la fuga dei cervelli favorendo l’assunzione di nuove risorse a tempo indeterminato, grazie
Miglioramento delle attuali condizioni di precarietà ed incertezza entro cui risiede attualmente la figura del dottorando
Università e ricerca hanno una fondamentale funzione culturale, sociale ed economica. Un buon medico non è utile solo al suo portafoglio: è determinante – perfino in termini di vita o di morte – per migliaia di suoi concittadini; un ingegnere competente può rendere migliore e più semplice e sicura la vita di tutti; uno storico capace è fondamentale per la memoria collettiva della società, per mettere in guardia da errori già commessi e per valorizzare tutto il patrimonio materiale e immateriale comune. Coloro che hanno una elevata formazione rendono possibili impieghi migliori, più qualificati e duraturi PER TUTTI, anche attraverso l’indotto che ne deriva. E lo stesso vale per tutti i saperi. Sono proprio i saperi il senso e l’eredità di migliaia di anni di vita sociale. Università e ricerca servono a tutti, e non solo a chi frequenta le lezioni o fa ricerca: in una società complessa come quella attuale, senza ricerca e alta formazione restano possibili – per tutti! – solo gli impieghi peggiori, di minor soddisfazione e retribuzione. Impieghi destinarsi, perdipiù, a ridursi drammaticamente nel tempo, sommersi da una competizione internazionale al ribasso sui salari e sui diritti delle persone. In ogni luogo del mondo, laddove ci sono Università e ricerca attive ed inclusive c’è maggior benessere e miglior lavoro. Per tutti! Senza contare che la formazione incrementa la cittadinanza consapevole, e quest’ultima può contribuire a controllare e indirizzare il sistema amministrativo e politico – e ciascuno sa quanto ne abbiamo bisogno, sia di controllo che di cittadinanza consapevole. Le politiche che stanno smantellando l’Università pubblica sono disastrose per tutti, e non solo per quelli che nelle università lavorano o studiano. Il precariato, nell’Università e nella ricerca come altrove, è intollerabile. Il governo Meloni sta spingendo la precarizzazione a livelli di sfruttamento ancora più sfacciato. Regali alle telematiche private “for profit”, congiunte all’idea di premiare “i forti”, spingono sempre più verso una società classista e ghettizzante, in cui i conflitti di interesse vengono risolti con violenza sociale e approccio securitario. Per essere utile alla società l’Università deve puntare sulla collaborazione, non sulla competizione; sull’inclusione di chi ha idee, non di chi ha relazioni. Questo movimento non dev’essere solo per l’Università, ma per la società più in generale.
Non si può essere giovane ed avere del precariato dopo essere diventato una figura di spicco!
l’istruzione e la ricerca pubblica sono l’unico strumento per promuovere democrazia e innovazione , il fondo di finanziamento ordinario è ormai non sufficiente neanche a garantire gli stipendi del personale di ruolo, il tasso di successo nei progetti di ricerca nazionali è inferiore al 15%, si vuole reintrodurre una miriade di figure pre-ruolo allungandone il periodo e diminuendone la retribuzione , invece di potenziare il ricercatore tenure track oggi in vigore e dare finanziamenti congrui per poter attivare i contratti biennali post-doc. Proporre l’ennesima riforma del sistema è gettare fumo per nascondere il sottofinanziamento e la volontà di smantellare l’università pubblica.
In un sistema economico-industriale fondato su piccole e medie imprese, la responsabilità della ricerca scientifica e dell’avanzamento tecnologico è una responsabilità demandata a noi dottorandi e ricercatori. Una responsabilità che assumiamo ed affrontiamo al meglio degli scarsi mezzi messi a nostra disposizione e dallo Stato, insensibile e menefreghista circa il nostro stato di salute fisica e mentale, e dalle aziende, miopi circa le prospettive future di lungimirante competitività ed interessate al mero ed immediato profitto economico.
Un mondo accademico precario produrrà solo risultati precari
Perché é giusto
Assegno di ricerca in scadenza a fine febbraio e impossibilità di avere un contratto di ricerca perché non ancora disponibile. Inesistenza di un contratto di lavoro per me.
Per l’Università pubblica
Per continuare la lotta iniziata contro la riforma Gelmini
Da 15 anni nel mondo universitario non avevo mai visto una situazione del genere. Nel nostro Ateneo blocco totale di tutte le assunzioni e, a fronte di punti organico presenti, mancanza di soldi per il reclutamento già programmato.
contraria ai tagli, al DDL Bernini e alla generale visione da parte del Governo dell’università pubblica
L’università pubblica va difesa da un attacco devastante, e va tutelata la dignità di chi ci lavora, primi fra tutti precari e precarie.
Per difendere l’Università pubblica e la dignità del lavoro di ricerca
L’Università statale pubblica è di tutti e per tutti! Bisogna proteggerla, tutelarla e incentivarne la funzione socio-culturale sempre più strategica nel mondo globalizzato in cui viviamo.
Questa carriera è la più incerta e ingiusta. Anni e anni di fatica, di sforzi, di sacrifici (personali, familiari) per poi non avere mai nulla di certo: un futuro a scadenza. E nel frattempo, l’obbligo e la necessità, di dare sempre di più, di spremersi fino all’ultima goccia di sangue. é una vergogna per uno Stato democratico. è uno schiavismo!
Contro i tagli a FFO e contro lo smantellamento dell’università pubblica
Necessità di difendere università statale
da sempre mi batto per UPLA Università Pubblica Libera Aperta dove non esista il precariato e viga sovrano il RUOLO UNICO