COMUNICAZIONE DEI RICERCATORI AL CONSIGLIO DI FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA DELL’UNIVERSITÀ DI SALERNO DEL 30/06/2010
Documento approvato dal Consiglio di Facoltà del 30 giugno 2010
Cari colleghi e studenti,
rispetto a quando è iniziata la protesta, i motivi della mobilitazione dei ricercatori non solo rimangono intatti, ma anzi risultano rafforzati. Il testo licenziato dalla commissione Valditara, con modifiche non sostanziali, rimane pessimo e irricevibile. Si prevede che il disegno di legge venga discusso in Senato nel mese di luglio; crediamo dunque che questo sia il momento per rendere più incisiva la mobilitazione degli Atenei.
Al ddl Gelmini-Tremonti si è aggiunto l’impatto, devastante sui nostri salari, della Finanziaria: noi siamo fra le categorie più colpite in assoluto, non solo nei prossimi tre anni, ma per l’intera vita lavorativa. A puro titolo di esempio, un ricercatore neoassunto con una retribuzione netta mensile di 1300 € subirà una perdita retributiva netta di circa 11.000€ nel triennio 2011-2013; un ricercatore di 30 anni neoassunto nell’intera sua vita lavorativa subirà una perdita di circa 125.000€. Un professore associato di 43 anni, con una anzianità ricostruita di 7 anni nel ruolo, avrà una perdita retributiva netta di circa 9.000€ nel triennio 2011-2013 e di circa 145.000€ nell’intera sua vita lavorativa. Un professore ordinario di 67 anni, con una anzianità ricostruita di 34 anni nel ruolo, avrà una perdita retributiva netta di circa 10.000€ nel triennio 2011-2013. A tutto ciò si aggiunge il blocco triennale degli adeguamenti al costo della vita come avviene per tutti gli altri dipendenti pubblici. Più in generale, oltre all’ulteriore abbassamento dei salari (già fra i più bassi d’Europa) previsto dalla Finanziaria, si prefigura, con il ddl Gelmini, una vera e propria dismissione dell’Università pubblica, con conseguenze deleterie per tutti, in primo luogo per gli studenti, e con una definitiva chiusura dell’accesso all’Università per i moltissimi precari che da tempo lavorano anche nel nostro ateneo. Per l’anno accademico 2009/2010 è prevista la diminuzione del Fondo di Finanziamento dell’università di oltre un miliardo di euro, i fondi per le borse di studio si riducono di un terzo rispetto al 2009 e ci sarà un taglio per le spese delle missioni all’estero del 50%, una riduzione incompatibile con lo sforzo di internazionalizzazione che pure si chiede alle università.
Pensiamo che questa situazione, se colpisce in modo particolarmente duro i ricercatori, riguardi in realtà tutti coloro che lavorano all’Università, e quindi anche i professori ordinari e associati oltre, ovviamente, agli studenti. Ricordiamo che il nostro Consiglio di Facoltà il 21 aprile scorso ha approvato una mozione in sostegno alla protesta, dichiarando in particolare che i professori ordinari e associati non assumeranno incarichi superiori a quelli previsti per legge. Anche il Senato Accademico ha duramente criticato il ddl e appoggiato la protesta dei ricercatori. Lo stesso documento sottolinea altresì la necessità di salvaguardare le famiglie e gli studenti. Tale necessità è sacrosanta. Tuttavia, nella fase attuale, se la difesa degli interessi “immediati” di famiglie e studenti si traduce unicamente in una volontà di tenere aperti i corsi a tutti i costi, ciò genera inevitabilmente una situazione di stallo e di ambiguità: da un lato il corpo docente, convinto della necessità di modificare radicalmente il decreto legge e di contestare la manovra finanziaria, è disposto a far emergere la drammaticità della situazione; dall’altro la volontà degli organi accademici di tenere aperti i corsi rischia di rendere poco efficace la protesta.
È evidente che, in questa fase cruciale, solo con una protesta forte che renda concretamente visibile la mobilitazione sarà possibile esercitare una pressione sul governo. Muovendosi in questa direzione i ricercatori salernitani hanno deciso di assumersi fino in fondo le proprie responsabilità, intraprendendo iniziative di lotta anche plateali. Questa posizione, del resto, presenta un carattere nazionale, essendo sostenuta con fermezza dal Coordinamento nazionale dei ricercatori. I colleghi del Politecnico di Torino hanno avviato un censimento di tutti i ricercatori che si sono dichiarati indisponibili alla didattica. Sino ad oggi sono stati censiti 12.742 ricercatori di 236 facoltà: 8.136 si sono resi indisponibili. A Salerno alta è l’adesione dei ricercatori alla mobilitazione nelle Facoltà di Farmacia, Ingegneria, Scienze Matematiche e Fisiche, Economia, Scienze Politiche e Lettere e Filosofia; ad oggi la percentuale di adesioni è del 67% in tutto l’ateneo; nella Facoltà di Lettere hanno aderito 39 ricercatori su 69 (il 56%). A Ingegneria l’Assemblea dei docenti, alla quale hanno partecipato il 70% dei ricercatori e dei professori tra i quali il Preside e il Rettore, ha deciso di sospendere gli esami per due settimane dal 28 giugno all’11 luglio, riservandosi di valutare la possibilità di proseguire con questa protesta anche successivamente. Analoga scelta, giova ricordarlo, è stata fatta dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma “La Sapienza”. Varie facoltà e università (ad esempio, Cassino e Pisa) hanno già dichiarato che il prossimo anno accademico non potrà partire; altrove (Napoli Federico II, Napoli Parthenope, SUN, Sannio, Bari, Roma “La Sapienza”) il corpo docente ha dichiarato la sospensione delle attività didattiche; l’associazione Universitas Futura sta raccogliendo le firme di professori associati ed ordinari per la ricerca e a sostegno dei ricercatori universitari; circa cento professori tra i quali Gustavo Zagrebelsky e Gianni Vattimo, hanno lanciato un appello per rompere il silenzio contro chi mira a cancellare l’università pubblica e la stessa cultura italiana. Di fronte a tale situazione tutti noi dovremmo decidere se continuare ad assistere da spettatori o agire in maniera concreta.
Allo stato attuale, visto quanto sta accadendo in Italia ed anche nel nostro Ateneo, noi ricercatori di questa Facoltà, nel ribadire il fermo rifiuto a tenere corsi nel prossimo anno accademico, chiediamo al Consiglio
– di sospendere ogni decisione concernente l’offerta formativa;
– di esprimere al Senato la forte preoccupazione per l’inizio del prossimo anno accademico;
– di investire formalmente il Rettore della protesta della Facoltà contro il ddl Gelmini e contro la legge Finanziaria che rappresenta l’ultimo duro colpo al sistema universitario e che rischia di tagliare definitivamente le gambe alle giovani generazioni.
Chiediamo inoltre al corpo docente che invitiamo a riunirsi al più presto in un’assemblea aperta agli studenti così come avvenuto ad Ingegneria di stabilire le modalità di protesta che riguardano la sfera della didattica, inclusa l’eventuale sospensione degli esami di profitto.