L’Università di Macerata si mobilita
contro la riforma e la manovra finanziaria:
“Stop alle attività didattiche”
Scritto da Matteo Zallocco Il 30 giugno 2010 @ 15:24
L’Università di Macerata ha dichiarato aperto lo stato di mobilitazione generale di tutte le sue componenti contro il disegno di legge sulla riforma dell’università e contro la manovra finanziaria del Governo aderendo alla protesta nazionale. Il Senato Accademico, nella seduta di ieri, ha deliberato di mettere in atto “tutte le iniziative necessarie per arrestare il pericoloso processo di svuotamento e svilimento del sistema universitario”, pur evidenziando la preoccupazione per le possibili criticità connesse all’eventuale limitazione dei compiti didattici al di fuori del monte ore obbligatorio previsto dalla legge. Tra le forme di protesta, infatti, potrebbe rientrare la sospensione delle attività didattiche o della programmazione del prossimo anno accademico. La decisione è stata presa all’unanimità da tutti i componenti del Senato – docenti, rappresentanti degli studenti e del personale – testimoniando la grande compattezza dell’Ateneo di fronte “allo scenario prefigurato per il mondo dell’università e della ricerca dai due provvedimenti legislativi e al pesante sacrificio che si richiede ancora una volta ai lavoratori del pubblico impiego”. Al momento della presentazione da parte del rettore Roberto Sani, la mozione aveva già raccolto oltre 200 firme di adesione, che stanno aumentando di ora in ora.
In particolare, docenti e ricercatori aderiscono alla protesta già in atto in altri atenei attraverso l’applicazione rigorosa delle normative vigenti riguardanti incarichi e monte ore della docenza e dei servizi agli utenti, rinunciando, a partire dal prossimo anno accademico, a compiti didattici che vadano al di fuori del monte ore previsto per legge e vigilando affinché questi non siano coperti mediante forme di contratto temporanee o affidamenti gratuiti. Si tratta di una decisione che mette in luce le gravi conseguenze della penalizzazione del ruolo dei ricercatori. Una larga parte dei corsi universitari dell’Ateneo sopravvive, infatti, grazie ai ricercatori. Questi, però, per legge, non sono obbligati a svolgere attività didattica, così come i docenti, che si sono impegnati a non tenere gli eventuali corsi scoperti, non sono tenuti a superare le 120 ore di insegnamento annuale. L’intero Ateneo solidarizza, quindi, con quanti, in questi giorni, sono costretti ad assumersi il peso della crisi in modo iniquo e vedono sotto attacco le tutele del lavoro.
“L’Università di Macerata giudica inaccettabile una riforma universitaria dettata da mere ragioni di bilancio” prosegue la delibera, che “si oppone al decadimento dell’università pubblica; alla sua chiusura gerarchica; all’umiliazione delle forze più giovani, che rischiano di restare precarie; alla rozza trasformazione degli atenei in chiave aziendale”. Vengono denunciate le misure straordinarie previste dalla manovra finanziaria, che “colpiscono alla radice il sistema universitario, in quanto riducono le risorse regionali da dedicare al diritto allo studio, compromettendo il futuro dell’università pubblica”. Contestati anche il taglio di 1 miliardo e 300 milioni di euro per il 2011 al Fondo di finanziamento ordinario e il blocco del turn-over, perché “determineranno delle gravi ripercussioni sulla qualità sia dell’offerta formativa, sia dell’erogazione dei servizi agli studenti”. Rifiutato il blocco per il triennio 2011-2013 della maturazione di classi e scatti e dell’adeguamento annuale alle posizioni stipendiali sulla base degli indici Istat. “Rappresenta – recita la delibera – l’ennesimo attacco al ruolo e alla professionalità del personale docente e di quello tecnico amministrativo, in palese contrasto con gli obiettivi di premiare il merito, oltre a rappresentare un danno irreparabile dal punto di vista economico”. Viene, quindi, denunciata la “gravità delle misure previste e l’evidente indisponibilità da parte del Governo e delle forze politiche a confrontarsi sul merito delle strategie da adottare per superare la crisi finanziaria e riformare virtuosamente l’università italiana”.