Nelle Università si moltiplicano continuamente compiti e formalità che si inseriscono nell’ottica imperante degli ultimi anni, che, in luogo di meccanismi di valutazione che dovrebbero aiutare il sistema a funzionare meglio, creano invece bizantinismi burocratici di giustificazione dei continui tagli. Appare ora di mobilitarsi per invertire la rotta, non solo per il pur grave blocco delle retribuzioni applicato ormai soltanto agli Atenei, ma anche per rilanciare davvero il sistema universitario pubblico. Il testo che segue è sottoscritto congiuntamente da ADI, ANDU, CISL-Università, CNU, CONFSAL-CISAPUNI-SNALS, CoNPAss, Federazione UGL Università, FLC-CGIL, LINK, RETE29Aprile, SNALS-Docenti, UDU, UIL RUA. Nell’ottica della mobilitazione la Rete29Aprile, con CoNPAss e FLC-CGIL, ha anche elaborato una possibile mozione che potrebbe essere discussa negli organi e nei dipartimenti, scaricabile QUI.
Università: è ora di mobilitarsi per invertire la rotta!
A pochi giorni dalla presentazione della nuova legge finanziaria crediamo che la pazienza sia ormai finita e gli annunci di stampa lasciano presagire gli ennesimi interventi spot senza alcuna ragionevolezza di sistema. In un quadro di sotto-finanziamento del sistema universitario, di cancellazione del diritto allo studio, di azzeramento delle prospettive dei ricercatori più giovani, di blocco dei salari ha preso avvio la nuova procedura di valutazione della qualità della ricerca scientifica.
Senza ombra di dubbio sono i soldi dei cittadini a sostenere la libertà della scienza e del suo insegnamento come un bene di tutti e per tutti. Per questo le università e i loro docenti devono essere valutati in modo rigoroso, attraverso metodologie condivise dalle comunità scientifiche, per rendere effettiva la loro responsabilità, valorizzare i migliori, eliminare i privilegi e ridurre le inefficienze.
La Valutazione della Qualità della Ricerca (VQR) è stata introdotta in Italia proprio con la promessa che si sarebbe finalmente avviato un percorso virtuoso in questa direzione. Sono tuttavia inaccettabili, e sotto gli occhi di tutti, gli effetti distorsivi prodotti dalle modalità con le quali è stata realizzata e dall’uso che è stato fatto dei suoi risultati:
- La marginalizzazione della “missione” della didattica. Praticamente tutti gli incentivi sono stati concentrati sulla qualità dei prodotti della ricerca. Risultato: per i professori e per coloro che aspirano a “fare carriera” ogni ora trascorsa al servizio degli studenti rischia di apparire come un’ora di tempo perso.
- La trasformazione delle nostre comunità di ricerca in falangi armate secondo la logica non più semplicemente del publish or perish, ma addirittura del publish and kill. Occorre scalare con ogni mezzo le “dettagliatissime” classifiche dell’ANVUR. Risultato: pochi sopravvivranno a questa guerra di tutti contro tutti e il sistema-paese ne risulterà alla fine impoverito.
- La spregiudicata utilizzazione della parola d’ordine del “merito” per giustificare una brutale riduzione del finanziamento al sistema universitario, che era già ai livelli minimi fra i paesi più avanzati. Il blocco del turn over e quello degli scatti di anzianità sono gli elementi più evidenti di questa politica, ma gli effetti di lungo periodo saranno la progressiva desertificazione universitaria di intere aree del paese, l’espulsione degli attuali precari e la sostanziale cancellazione del diritto allo studio, soprattutto per i giovani nati nel posto sbagliato.
Abbiamo più volte rimarcato che l’operato dell’ANVUR è parte, ormai, dei mali del sistema universitario italiano e sta gravemente minando la qualità della nostra ricerca e burocratizzando il funzionamento dei nostri atenei.
Per quanto attiene la scarsità di risorse, finanche la timida Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, inviando all’ANVUR le sue osservazioni sul bando della nuova VQR, relativa ai “prodotti” degli anni 2011-2014, ha denunciato la gravità delle conseguenze del taglio delle risorse, avvertendo che “sarà possibile garantire la collaborazione del sistema universitario allo svolgimento del nuovo esercizio VQR 2011-2014” solo a condizione che vi sia il recupero delle risorse tagliate. Nei dipartimenti dei nostri atenei la misura è ormai colma!
Chiediamo alla CRUI di ribadire la propria posizione e, interpretando il malessere ormai da troppi anni diffuso negli Atenei, di invitare le università italiane a non parteciperà alla VQR 2011-2014, almeno fino a quando Governo e Parlamento non avranno dato una risposta concreta e definitiva sul recupero delle risorse sufficienti a garantire:
- livelli del diritto allo studio coerenti con l’art. 34 della Costituzione,
- lo sblocco totale del turn-over con un vasto piano straordinario di reclutamento per le attuali generazioni precarie e adeguate opportunità di carriera per gli attuali docenti universitari “strutturati” (così da evitare un conflitto interni/esterni),
- la fine della incomprensibile discriminazione della quale sono vittime i docenti universitari a causa del prolungamento selettivo del blocco degli scatti di anzianità, con ripristino, ai fini stipendiali e previdenziali, del livello di classi che avrebbero maturato in questi anni di prelievi “straordinari”.
E’ ora più che mai necessario costringere Governo e Parlamento a cambiare rotta e garantire:
1) la restituzione immediata del 100 per cento delle risorse complessive sottratte al sistema universitario in questi anni, da destinare al diritto allo studio, a nuove assunzioni, allo sblocco degli scatti di anzianità e della contrattazione per il PTA.
2) l’assegnazione dei fondi cosiddetti “premiali” in modo chiaramente distinto e aggiuntivo rispetto all’assegnazione di quelli necessari a garantire il normale e buon funzionamento delle università e l’assegnazione di fondi di importo equivalente per premiare i risultati e i miglioramenti ottenuti in aree meno favorite dalle condizioni socio-economiche complessive.
3) che si valorizzi l’attività didattica dei docenti e si tenga conto del contesto socio-economico degli atenei, e che si avvii la revisione radicale degli attuali sistemi di valutazione e accreditamento che stanno aggravando le disparità tra atenei. Tali revisioni dovrebbero essere basata sulla co-decisione dei criteri tra componenti studentesche e docenti (ad esempio con un lavoro istruttorio CUN-CNSU), e non mediante una ulteriore imposizione dell’ANVUR.
Riteniamo sia giunto il momento che i singoli docenti, gli studenti, i Dipartimenti e gli organi di governo degli Atenei diano corpo a forme di protesta forti. A ognuno per la sua parte chiediamo di mettere in campo tutte le azioni necessarie a fermare il prossimo esercizio di valutazione almeno fino a quando non sarà data una positiva risposta alle nostre richieste.
Chiediamo ai Rettori, ai Consigli di Amministrazione, ai Senati Accademici, ai Consigli di Dipartimento di approvare mozioni che recepiscano queste proposte e a farsi parte attiva nei confronti del Ministro, del CUN e della CRUI, affinché questi ultimi impegnino Governo e Parlamento a rispondere nel giusto modo alla condizione drammatica del sistema universitario italiano.
Chi fra i docenti acquisirà (o ha già) l’identificativo ORCID, previsto tassativamente dal bando della nuova VQR, si rifiuterà di elencare in ordine di preferenza i prodotti di ricerca attraverso lo strumento informatico messo a disposizione dal CINECA. Di conseguenza gli organi di governo si rifiuteranno di trasmettere le pubblicazioni all’ANVUR perché non selezionate dai docenti interessati. Chiediamo infine a coloro che effettueranno le valutazioni dei “prodotti” di sottrarsi alla logica della lotta darwiniana artatamente imposta al sistema per farlo implodere, assegnando ad ogni lavoro la valutazione massima (con l’ovvia eccezione di eventuali plagi o “falsi”).
E’ evidente che se senza una positiva risposta da parte del Governo, l’adesione alla protesta da parte di un largo numero di docenti metterà in discussione la partecipazione delle Università alla valutazione VQR 2011-2014 e il funzionamento della stessa.