Gianfranco Fini: senza risorse la riforma dell’università non passa

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Le parole pronunciate dal presidente Fini all’inaugurazione dell’anno accademico a Foggia sono accolte con particolare attenzione dalla Rete29Aprile.
Esse possono però avere un duplice valore: essere l’ennesima scaramuccia verbale interna al governo, oppure rappresentare un chiaro segnale che, finito il tempo dei proclami sensazionalistici e dell’uso di vuote parole d’ordine ad effetto, una parte almeno della maggioranza sta cominciando a considerare la riforma dell’università per ciò che è: una riforma strategica e tale da caratterizzare per decenni il futuro dell’alta formazione della ricerca in Italia.

Fini ha detto che se “vengono confermati i tagli e se non si mettono a disposizione posti di associato per i ricercatori” lo spirito della riforma viene “tradito” e che quindi, se permane l’intenzione di riformare il sistema universitario a costo zero, è meglio ritirare il disegno di legge di riforma. Il presidente della Camera ha anche aggiunto che i tagli previsti per l’università italiana sono insopportabili, ponendo l’accento sul problema non tanto del futuro, quanto del presente e della insostenibilità di una situazione provocata da chi continua a parlare di merito e di valutazione mentre affossa sia l’uno che l’altra.

La Rete 29 Aprile ha sempre sostenuto che una seria riforma dell’università dovesse essere discussa e condivisa con tutte le componenti che all’interno dell’università vivono e lavorano. Con questo spirito, e per contribuire a fare chiarezza sul senso delle parole del presidente della Camera, la Rete 29 Aprile ricorda che la promessa dei 9000 posti di professore associato presentata dal governo non è una soluzione, bensì parte del problema, poiché mira a dividere i ricercatori a tempo indeterminato (gli “indisponibili”) dai ricercatori precari non strutturati. Noi abbiamo rifiutato, rifiutiamo e rifiuteremo un piano di reclutamento riservato, fatto sulle macerie di un’università impoverita, affamata e annichilita.

Vogliamo sperare che le parole del Presidente della Camera siano il segnale che si intende riprendere in mano la riforma dell’università eliminando i tagli preventivati dal governo. Perché tale riforma possa essere accettabile è indispensabile modificare le norme che instaurano un governo di ateneo di stampo aziendale, completamente avulso dalla comunità scientifica, e una falsa tenure track (che è una vera condanna al precariato perpetuo). Indispensabile è anche la realizzazione di un nuovo ruolo unico dei professori universitari, per debellare nepotismo e baronato, e un’applicazione seria e meditata dei principi di valutazione e di merito. Infine, tutti i finanziamenti che sarà possibile reperire dovranno essere equamente distribuiti per garantire non solo il reclutamento e la progressione di carriera, ma anche i fondi per la ricerca e il diritto allo studio.

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