Mozione dell’Assemblea della Facoltà di Ingegneria
Viviamo una delle fasi più acute e decisive dell’attacco al sistema pubblico della formazione universitaria portato dall’attuale Governo e, in parte, dai Governi che lo hanno preceduto, complici campagne di disinformazione che hanno costruito intorno all’Università italiana il mito dell’inefficienza, dei privilegi e della corrutela.
Come sottolineato anche dalla Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Ingegneria Italiane e dall’Assemblea dei Ricercatori dell’Ateneo, l’attacco è oggi realizzato tramite l’azione combinata dei reiterati e irresponsabili tagli ai finanziamenti ordinari agli atenei italiani e del modello di funzionamento e gestione prefigurato dal DDL Gelmini.
L‘entità dei tagli, tali da portare molti Atenei al dissesto finanziario, e i vincoli posti al turn-over, che impediscono di fatto il ricambio generazionale del corpo docente, impediranno il soddisfacimento dei numeri minimi di docenti richiesti per l’attivazione di moltissimi corsi di studio. Gli Atenei saranno costretti a contrarre fortemente l’offerta didattica con il conseguente impoverimento culturale.
Questo minerà inevitabilmente lo sviluppo e la competitività dell’Italia nel contesto internazionale e, nel caso della Basilicata, determinerà una grave interruzione del processo di riscatto sociale ed economico e di risveglio culturale e scientifico in cui la società lucana è impegnata, fin dal terremoto del 1980, con il contributo fondamentale della sua Università.
In questo quadro si inserisce il D.L. 31 maggio 2010, n. 78, recante “Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica”, in cui è previsto la decurtazione indiscriminata delle retribuzioni del personale universitario, che, paradossalmente, penalizzerà in misura percentualmente maggiore proprio i ricercatori più giovani. Le conseguenze saranno certamente disastrose, in quanto smentiscono clamorosamente la volontà, più volte espressa dal Ministro, di riformare il sistema universitario promuovendo responsabilità e valutazione e demoliscono il fondamento, sancito dalla Carta Costituzionale, dell’autonomia e della libertà di esercizio della funzione docente.
Siamo pronti a fare sacrifici per il bene del Paese, ma non possiamo sopportare tagli che hanno solo natura punitiva, in primis per l’Università Pubblica, sono discriminatori, unilaterali, mortificano l’Università della Ricerca, in un contesto politico che non incentiva lo sviluppo e l’innovazione e fa sprofondare l’Italia in una perenne emergenza, in una totale mancanza di prospettiva per i nostri studenti e per i nostri figli, in una continua mistificazione della realtà, descritta con parole falsamente ottimistiche e grottescamente stridenti con la condizione del Paese.
Nel caso dell’Università della Basilicata, salvo specifici emendamenti alle leggi finanziarie e all’annunciato DDL Gelmini, forse nemmeno la legge Regionale sull’Università potrebbe bastare a garantire la sopravvivenza delle Facoltà e dei corsi di studio attivati negli anni scorsi, grazie ad uno sforzo straordinario e non retribuito del personale dell’Ateneo. Solo grazie a questo sforzo l’Università degli Studi della Basilicata ha potuto assicurare ed estendere, a sempre più ampie fasce della società lucana, il diritto allo studio:
- ampliando nel giro di pochi anni la sua offerta formativa,
- investendo con persone e risorse sulla sede di Matera,
- raddoppiando il numero delle sue Facoltà,
- triplicando il numero dei suoi iscritti,
senza sostanziali aumenti delle sue unità di personale docente e non docente e senza rinunciare alla qualità della didattica e della ricerca.
Auspichiamo profonde revisioni del DDL e delle leggi finanziarie che vadano nella direzione di:
- eliminare i tagli insostenibili al finanziamento degli Atenei statali che ne impediscono il buon funzionamento;
- garantire un reale diritto allo studio, soprattutto per le fasce più deboli dei cittadini; rivedere radicalmente e in senso meno prescrittivo il titolo I del DDL (Organizzazione del Sistema Universitario);
- riconoscere a pieno la funzione docente dei ricercatori;
- abolire il taglio del turn-over, introdotto con la legge 133/08 e aggravato dalla manovra finanziaria attualmente in discussione;
- utilizzare sistematicamente la valutazione dei meriti scientifici e didattici, basata su criteri equi e condivisi, come metodo per la distribuzione di una quota consistente delle risorse;
- prevedere immediati e costanti flussi di risorse per il reclutamento di ricercatori e professori;
- reinserire la ricostruzione delle carriera ai fini stipendiali, pensionistici e di TFR;
- abolire la sospensione per un triennio della maturazioni di classi e scatti per tutto il personale docente.
I professori e i ricercatori, pertanto, pur impegnati in una azione di razionalizzazione dell’offerta formativa, riconoscendo la necessità di fronteggiare un attacco senza precedenti al diritto allo studio costituzionalmente garantito e all’autonomia della funzione docente, aderiscono allo stato di mobilitazione in atto negli Atenei italiani, esprimendo, in particolare, solidarietà per la coraggiosa azione dei ricercatori e si impegnano a porre in essere tutte le azioni
- affinché gli argomenti prospettati vengano discussi in una Assemblea di Ateneo e nel Senato Accademico e le posizioni espresse siano rese ufficialmente note al Ministro e rappresentate dal Rettore in seno alla CRUI;
- per diffondere sulla stampa locale e nazionale le proprie posizioni;
- per impegnare i presidenti di commissione a comunicare all’inizio di ogni seduta di esame di laurea le ragioni della mobilitazione;
- per intraprendere azioni concordate di particolare incisività, quali l’astensione dalle attività didattiche e organizzative oltre i limiti obbligatori per legge; in particolare, i professori si impegnano a non sostituire i ricercatori nell’assunzione di incarichi didattici da questi non accettati;
- per riservarsi ogni decisione sulle eventuali ulteriori iniziative da intraprendere in relazione all’andamento della discussione parlamentare dei provvedimenti citati.
L’Assemblea auspica un effettivo coinvolgimento degli studenti e dei cittadini, a partire da quelli lucani, affinché la mobilitazione possa concretamente rappresentare l’occasione per rilanciare, oltre alla proposta formativa dell’Ateneo lucano, il carattere Pubblico dell’Università Italiana e una sapiente riorganizzazione del funzionamento e della gestione degli Atenei.
Potenza, 14 luglio 2010