Ai Rettori delle Università statali italiane

Magnifici Rettori,

in questi mesi la Rete29Aprile (e, crediamo, tutti coloro che hanno a cuore l’Università pubblica come istituzione) sta assistendo con enorme preoccupazione al tentativo di smantellamento dell’Università pubblica condotto attraverso la cosiddetta “riforma Gelmini”. Molti, ci si consenta la sincerità, hanno l’impressione che i rettori, con l’acqua alla gola, pensino di barattare la riforma universitaria imposta dal Governo in cambio del momentaneo rifinanziamento delle Università statali. Finanziamento che, per la verità, non dovrebbe essere considerato una gentile concessione, ma semplicemente parte dei servizi fondamentali che qualsiasi Governo dovrebbe garantire per mantenere viva una istituzione pubblica.

Ci chiediamo, e Vi chiediamo: quale esito ha avuto sino ad oggi la strategia che vi abbiamo visto affermare in modo apparentemente compatto, senza incrinature?

Per parte nostra pensiamo che non sia possibile assistere, inerti, a quello che ci appare un progressivo dissolvimento dell’Università pubblica. Dissolvimento che non passa solo dal prosciugamento delle risorse minime necessarie per mantenere attiva una funzione pubblica, basilare per il Paese e per il suo progresso, ma, anche e soprattutto, per la perdita di dignità che viene inflitta al sistema universitario con uno stillicidio di umiliazioni.

Per non andare troppo lontano, e per evitare una lista talmente lunga da non poter essere racchiusa in una lettera, facciamo riferimento solo a pochissime, ma a nostro avviso significative, occasioni mancate ed episodi di evidente debolezza del sistema:

–          il movimento spontaneo dell’Onda, nato dall’impegno civile degli studenti che lucidamente vedevano nei tagli imposti dalla legge 133 del 6/8/2008 un micidiale attacco all’Università pubblica, contrastabile solo attraverso una diffusa presa di coscienza da parte della società, è parso mal tollerato se non considerato ostile dai vertici universitari, e comunque non convintamente appoggiato, se non episodicamente e in poche sedi;

–          i finanziamenti (o meglio, l’attenuazione degli insostenibili tagli!) che il Governo sembra a più riprese aver prospettato, non è mai arrivata, dando l’impressione di una Università che, come il giovane Oliver Twist, chiede “posso avere ancora un poco di minestra Signore?”, ma non riceve risposta e resta affamata e frustrata;

–          nella recente manovra straordinaria (estate 2010) l’Università è stato di gran lunga il comparto più penalizzato. Mentre in altri settori la credibilità e l’impegno attivo dei vertici sono riusciti a limitare la portata distruttiva della manovra, la flebile voce d’ufficio dei Rettori, che suggeriva un mitigamento delle draconiane condizioni – imposte soprattutto ai più giovani – è stata, in modo sinceramente umiliante, totalmente ignorata, senza che vi sia stata una qualsiasi ulteriore iniziativa forte e visibile. Questo ha dato, una volta di più, la dimensione della considerazione che il governo ha di chi avanzava quel suggerimento e del sistema universitario in generale;

–          non la Rete29Aprile (che chiede solo di aprire un vero dibattito sulla riforma dell’Università), ma il Ministro che oggi dovrebbe farVi grandi elogi – mai nella storia si sono avuti Rettori così concilianti di fronte a tagli e riforme così distruttive: si ricorda l’orgogliosa minaccia di dimissioni in massa per molto meno – ha definito pochi giorni fa la CRUI come un esempio di nomenklatura sovietica: «Se uno vuole avere un’idea di cos’era l’Unione sovietica, bisogna avere un contatto con la Conferenza dei rettori». E ancora: «Questo non è un sistema al servizio degli studenti, ma dei professori» (Corriere della Sera, sito web, 11 settembre 2010).

Se questi sono gli effetti della strategia conciliante, ci sia consentito suggerire di intraprendere un diverso percorso: ci pare assolutamente necessario, prima che questa gloriosa istituzione porti a termine un assurdo suicidio, avviare una riflessione positiva e propositiva che coinvolga tutta l’Università, ne risvegli il legittimo orgoglio e metta in moto dinamiche positive di condivisione dei passi da fare per correggere le storture che, indiscutibilmente, si affiancano a importanti eccellenze. Per questi motivi dobbiamo confessare una grande sorpresa per aver dovuto leggere, in risposta all’auspicio espresso dal Presidente della Repubblica a porre in essere, sui punti critici sollevati proprio dalla Rete29Aprile, «un costruttivo confronto che guardi al merito delle questioni e all’interesse di lungo periodo del nostro Paese […]», alcune affermazioni del Presidente della CRUI: «Non sempre è necessario il clamore. Anzi. Molte azioni risultano essere più proficue se non vengono dichiarate all’esterno o sbandierate sui media […]» (Il Messaggero, 6 agosto 2010, p.11).

Ognuno ha diritto alle sue opinioni ma crediamo, al contrario, che in un momento così cruciale sarebbe opportuno ascoltare e mobilitare proprio la comunità universitaria con trasparenza e intelligente clamore, poiché occasioni di vera riforma possono presentarsi solo una volta ogni molti decenni e non possono poi funzionare se non sono ragionevoli e condivise.

Tutti conosciamo – e forse Voi Rettori molto meglio di noi – le storture del sistema universitario. Tutti, non dubitate, siamo fermamente intenzionati a porvi rimedio e a sradicarne una volta e per sempre le cause profonde.

Per questo chiediamo al Presidente della CRUI, o a chiunque le stia ponendo in essere, di voler condividere con gli Universitari italiani le azioni che quella associazione sta senza dubbio intraprendendo e che «[…] risultano essere più proficue se non vengono dichiarate all’esterno o sbandierate sui media». Forse saranno proficue in futuro; però fino ad oggi, come raccontano le cronache, si è purtroppo assistito solo al progressivo affossamento dell’Università pubblica come pietra angolare dell’alta formazione nel  nostro Paese.

Ciò che si è visto, nella realtà concreta e sui media – mentre sapienti elaborazioni venivano evidentemente condotte in modo talmente discreto da risultare ai più totalmente impercettibili – è un’Università immeritatamente messa alla gogna nel suo complesso, privata delle risorse necessarie persino per il suo minimo funzionamento, punita oltre ogni ragionevolezza dalla recente manovra finanziaria; esclusa da ogni considerazione sulle modalità di una riforma. Un’Università, insomma, priva di qualsiasi visibile entusiasmo e di un seppur minimo orgoglio per la sua insostituibile funzione.

Un’Università per la quale l’unica residua via di salvezza graziosamente concessa sembra essere – talmente poca è la fiducia che si ripone in chi ci lavora – quella di rinchiuderla in una gabbia di marca privatistica e di stampo dirigistico-assolutista che appare una ristrutturazione aziendale, più che una riforma. Un percorso anch’esso temporaneo, per individuare delle bad company e delle good company da cancellare o da collocare sul mercato prima di passare, definitivamente, alle evidentemente indiscutibili (e indiscusse?) virtù delle Università private. Siamo certi che non vogliate essere ricordati come coloro che hanno, per l’ultima volta, serrato le porte dell’Alta Formazione pubblica, per consegnarne le chiavi a gruppi di interessi e ad accorti speculatori.

Magnifici Rettori, questo è un invito. Venite all’incontro pubblico che la Rete29Aprile sta organizzando per il 17 di settembre a Roma (ore 10.30, edificio  storico di Chimica). Troverete ad attendervi non solo ricercatori provenienti da tutto il paese, ma Universitari che sono ansiosi di conoscere quali siano le “proficue azioni” alle quali è affidato il loro futuro di lavoratori, di educatori, di scienziati. Sono invitati lì tutti coloro che, a prescindere dal ruolo che rivestono, credono fermamente che l’Università pubblica sia una straordinaria risorsa, e non una inguaribile malattia della Società italiana.

Scoprirete che queste azioni – se, come crediamo, sono condivisibili e condivise – moltiplicheranno immediatamente la loro forza e manifesteranno, finalmente, la realtà di un’Università che ha consapevolezza del suo ruolo ed è fiera di assolverlo, riportando al centro dell’azione la trasparenza, l’etica e la responsabilità. Troverete una comunità viva, che non chiede altro che essere ascoltata per contribuire a concretizzare quell’Università pubblica, libera e aperta che ciascuno vuole costruire.

Nell’attesa di incontrarVi, l’occasione ci è gradita per farVi pervenire i nostri migliori saluti.

Rete29Aprile