La competizione tra atenei, dipartimenti e corsi è una delle motivazioni di fondo per cui si fatica a riemergere dalla didattica a distanza emergenziale con un ragionamento serio sulle modalità della didattica e i suoi problemi.
Qui proponiamo una raccolta di dati in questa materia che (grazie al contributo di chi vorrà collaborare condividendo informazioni) proverà a fotografare la situazione attuale a livello nazionale. Occorre un dibattito che aumenti la consapevolezza su questo aspetto molto delicato, capace potenzialmente di provocare cambiamenti epocali nel modo di essere studenti e docenti. D’altra parte non è escluso che a qualche ateneo, in fondo, faccia comodo avere studenti da remoto, che richiedono meno servizi in loco, occupano meno spazi, aule, laboratori…
Recentemente se n’è occupata la CRUI. Ci attendevamo grandi cose, ma – francamente – siamo rimasti un po’ delusi; nelle relative slides, che abbiamo potuto visionare, oltre a diverse ovvietà spicca anche qualche curiosa frase. Eccone una:
“Lo studente non necessita di sapere ora se ci sarà o meno lo streaming perché «l’Ateneo è in presenza» quindi deve tornare a viaggiare e a frequentare i campus universitari“.
Il grassetto, aggiunto, evidenzia una postura paternalistica d’altri tempi, con lo studente (e, immaginiamo, la studentessa) che, a quanto pare, non avrebbe voce in capitolo in questa importante discussione, “non necessitando” neppure di sapere se il proprio Ateneo manterrà o meno “le videocamere accese”. Un approccio che, a valle di prevedibilissime reazioni, sembra portare proprio ad un’inerzia “blended” (per riprendere il “jolly” di una sapiente quanto sfuggente definizione ministeriale).
A noi pare che, post-pandemia, sarebbe importante anche una speciale attenzione sul welfare studentesco, sulla disponibilità di alloggi a prezzi accessibili (le città universitarie – e le loro regioni – sono o non sono interessate a mantenere una significativa studentesca?), di servizi di trasporto scontati, ed altro.
Un ulteriore passaggio delle slides CRUI che merita una speciale menzione è:
“Abbiamo superato la diffidenza della registrazione, che oggi è diventata la «dispensa post covid» […]“
Non sappiamo bene quell’ “abbiamo” chi si proponga di rappresentare (il presentatore delle slides, che usa il plurale maiestatis? I rettori della CRUI? Tutte e tutti le/gli universitar* in Italia?), ma a noi non pare per nulla scontato che la registrazione sia la “dispensa post COVID”.
Talvolta si scherza sul fatto che il contrario delle lezioni “dal vivo” potrebbe essere “dal morto”, ma l’anno scorso lo studente Aaron Ansuini, in Canada, ha sperimentato proprio questa lugubre eventualità: “corso molto interessante”, è la sua opinione, ma… peccato che il docente fosse morto da qualche anno…
Al di là (è il caso di dirlo) di queste paradossali situazioni, forse non in tutti gli atenei si discute abbastanza (e abbastanza apertamente; QUI il tentativo sperimentale di un dibattito “orizzontale” presso l’Università per Stranieri di Siena; aggiungeremo altri riferimenti che ci perverranno) di questo tema. Ci sembra un tema davvero importante, anzi fondamentale per il modello di Università che verrà nei prossimi anni. Chiediamo, allora, di partecipare alla raccolta di informazioni, che sarà utile a tutte e tutti noi per farci un’idea.