Comunicato Stampa unitario dei
RICERCATORI delle UNIVERSITÀ dell’Emilia Romagna (Bologna, Ferrara, Parma, Modena e Reggio), di Padova, di Venezia e di Verona, 15 luglio 2010, in MERITO AL DDL GELMINI NR. 1905/2009 e alla Manovra Finanziaria
Le delegazioni dei Rappresentanti dei Ricercatori di tutte le Università dell’Emilia Romagna e dell’Università di Padova, di Venezia e di Verona, riuniti a Bologna per discutere il contenuto del DDL e della manovra finanziaria in oggetto, esprimono unitariamente la loro adesione alle manifestazioni di dissenso provenienti, con crescente unanimità, da tutte le sedi universitarie nazionali.
I Ricercatori si rivolgono a tutte le autorità accademiche e politiche della Regione e del Paese, e all’intera opinione pubblica, per confermare che ad oggi la netta maggioranza, pari al 60%, dei Ricercatori afferenti alle 7 sedi universitarie (3678 ricercatori totali) ha ufficialmente dichiarato l’intenzione di attenersi, per l’anno accademico 2010-2011, ai soli obblighi didattici previsti dalla legislazione vigente che non prevede il tenere dei corsi di insegnamento: una presa di posizione che è già stata registrata dall’Interconferenza dei Presidi, e in sede di programmazione didattica, da numerose Facoltà, che si trovano perciò impossibilitate a garantire pienamente l’offerta formativa prevista per il prossimo anno accademico e per quelli a venire, con serie ripercussioni sull’organizzazione del lavoro didattico e sulle legittime aspettative di studenti e famiglie.
I Ricercatori, che per decenni hanno sostenuto la didattica universitaria, a titolo gratuito e ben oltre i doveri istituzionali, sono stati costretti ad assumere tale posizione dal perdurante silenzio degli interlocutori politici, che hanno ignorato e insistono a ignorare le loro richieste di modifica del disegno di legge relativo alla riforma universitaria e allo stato giuridico della docenza. Tale situazione è ora ulteriormente aggravata da una manovra finanziaria che, sommandosi ai pesantissimi tagli previsti dalla manovra finanziaria dello scorso anno, penalizza l’Università pubblica e il sistema dell’alta formazione nel suo insieme, colpendo soprattutto le fasce accademicamente più deboli e, spesso, anagraficamente più giovani (Ricercatori non confermati e Ricercatori precari).
I Ricercatori hanno già ottenuto, da numerose Facoltà e Senati Accademici, la piena solidarietà di tutte le componenti universitarie, che comprendono la loro mobilitazione quale legittima espressione di un disagio unanime e quale indispensabile forma di sollecitazione rivolta, a partire dalle sedi locali, all’indirizzo del Parlamento, che dovrà discutere e approvare il testo del ddl 1905/2009 e la manovra finanziaria. Perciò i Ricercatori auspicano che tale dibattito continui a coinvolgere, con piena condivisione di intenti e metodi, tutta l’Università, e che esso si allarghi all’intera società, agli studenti e alle loro famiglie, perché possa essere garantita e incrementata l’efficienza dell’Università pubblica, nel comune intento di garantire una formazione estesa, aperta e qualitativamente elevata valorizzando quanto di buono già produce e risolvendone davvero gli aspetti critici e negativi. Per la realizzazione di tale intento è senza dubbio necessario un riordino complessivo del sistema basato su trasparenti criteri di merito, che tuttavia non può fondarsi né sul mancato riconoscimento della funzione svolta dai Ricercatori, né su una politica di tagli economici in marcata controtendenza rispetto agli standard internazionali.
I Ricercatori, nella loro mobilitazione, continuano ad avere a cuore il bene comune del sistema universitario quale bene comune del Paese, e perciò chiedono che venga riconosciuto e sancito il ruolo da loro svolto nella ricerca e nella didattica universitaria, nonché l’insostituibile funzione sociale del sistema universitario pubblico, in pieno e sostanziale accordo con il dettato della nostra Costituzione.