La conversione decreto legge n.36 di fine giugno trasforma in legge una quantità enorme di misure richieste dagli accordi con la Commissione Europea in cambio delle risorse del PNRR. Il decreto contiene misure che vanno dalle dogane al gioco d’azzardo, dai ristori per i danni dell’occupazione nazista ad altre quisquilie, come riformare le carriere di docenti scolastici ed universitari.
Per la scuola si introduce, oltre che un nuovo sistema di reclutamento in parte da definire in un ulteriore DPCM da emanare entro il 31 luglio (e sul quale quindi torneremo prossimamente), anche un sistema premiale per i docenti che volontariamente si sottopongono a procedure di aggiornamento professionale, nelle quali è prevista una valutazione finale su base competitiva, cioè il premio stipendiale derivante dall’aver concluso con successo l’aggiornamento. Lo stanziamento del governo indica già il risultato della gara tra chi si aggiorna meglio: non più del 40% dei docenti potrà essere giudicato idoneo allo stipendio maggiorato. Non perché il rimanente 60% non si è aggiornato o non è abbastanza bravo, ma semplicemente perchè non si sono stanziati i fondi sufficienti per tutti. Le risorse per finanziare un aggiornamento stipendiale per tutti in realtà c’erano, era sufficiente non tagliare gli stanziamenti con la scusa che in futuro gli studenti diminuiranno. Sarebbe stato utile evitare i tagli anche per eliminare lo scandalo delle classi con 28 o più studenti. Non si sono però lesinati finanziamenti a quelle strane agenzie, INDIRE e INVALSI che occuperanno un ruolo sempre maggiore nel determinare il funzionamento delle scuole e le carriere dei docenti. Curioso che queste agenzie siano state messe a capo del sistema di valutazione di scuole e docenti quando la Corte dei Conti ha ritenuto di sanzionare sia l’una che l’altra.
MV