Nelle prossime settimane assisteremo alla nomina di due nuovi membri del Consiglio direttivo dell’ANVUR in sostituzione di Fantoni e Benedetto che hanno terminato il loro mandato di cinque anni. Le due nuove nomine sono state precedute l’anno scorso dall’ingresso di quattro nuovi membri (Checchi, Miccoli, Rumiati e Terracini) in sostituzione di Bonaccorsi, Castagnaro, Kostoris, Ribolzi, e dalla nomina, avvenuta pochi giorni fa, di Graziosi (subentrato nel 2013 a Novelli, che si dimise per fare il Rettore di Roma Tor Vergata) come Presidente di ANVUR in sostituzione dell’uscente Fantoni.
L’ANVUR, lo diciamo da tempo, ci sembra (e ormai non solo a noi) lo strumento principale per l’attuazione della “riforma” Gelmini e, più in generale, per la realizzazione, apparentemente per via “tecnica”, di un disegno di smantellamento nei confronti dell’Università pubblica in Italia. È un’Agenzia i cui dirigenti, strapagati, hanno determinato le politiche universitarie usando la valutazione, fintamente oggettiva, con la stessa spregiudicatezza con la quale – in tutt’altri tempi e in tutt’altro contesto – qualcuno usò manganelli e olio di ricino per “indirizzare” la società.
La ministra Gelmini non c’è più. L’epoca Berlusconi parrebbe lasciata alle spalle. Abbiamo adesso Renzi e la Giannini, ma la politica universitaria non è per nulla cambiata. Anzi, l’obiettivo di quella “riforma”, ovvero dividere il sistema universitario pubblico in università di serie A e di serie B usando strumenti competitivo-premiali, si va rafforzando sempre di più.
La tornata di nomine ANVUR dell’anno scorso è stata una prima cartina al tornasole. I quattro nominati sono stati scelti per la loro sicura fede al sistema che, senza nessun investimento ma anzi in presenza di una fortissima riduzione delle risorse, si auto-racconta come competitivo-premiale. E infatti, da quando sono entrati non hanno portato nessun cambiamento alla linea tracciata dai predecessori. Al contrario, si sono distinti per una gestione al limite del doloso della nuova VQR, culminata con la riapertura dei termini d’immissione dei “prodotti” della ricerca a vantaggio di alcuni atenei per depotenziare la protesta e con dichiarazioni fin troppo esplicite sul destino delle università del Sud destinate alla chiusura.
Cosa succederà con la nuova tornata di nomine? Ne mancano infatti altre due: escono ora Fantoni e Benedetto, mentre Graziosi resterà in carica fino al novembre 2017. Chi saranno i sostituti di questi due protagonisti (tragici) dell’ANVUR?
Se vogliamo capire cosa si muove dentro il MIUR bisogna trovare un filo rosso da seguire. Bisogna anche superare il piano della (giusta) critica ai singoli provvedimenti di ANVUR e ai singoli componenti del consiglio direttivo perché non sono loro i soli protagonisti.
In pochi hanno notato che, contemporaneamente alla nomina a presidente di Graziosi, è stato sostituito il direttore dell’Agenzia. È uscito Roberto Torrini, sostituito da Sandro Momigliano. I due non sono oscuri burocrati come i tanti che occupano le istituzioni accademiche. Momigliano è Responsabile della Divisione Finanza Pubblica della Banca d’Italia e Torrini, alla stessa Banca, era stato dirigente al servizio studi. Due alti dirigenti della Banca d’Italia che, evidentemente, agiscono in ANVUR per portare avanti le idee della Banca Centrale in tema di università e mondo economico.
L’interesse della Banca Centrale per il mondo dell’istruzione dura da diversi anni e non deve essere trascurato. La Banca, oltre i due citati direttori ANVUR, ha fornito due presidenti all’Invalsi: Cipollone e Sestito. Inoltre, la Giannini ha nominato Piero Cipollone, già presidente di Invalsi e dirigente della Banca, come rappresentante del MIUR (curioso, no?) nel comitato di selezione che aveva il compito di fornire al ministro la rosa di nominativi da cui scegliere i membri di ANVUR. Che il nome di un personaggio come Daniele Checchi, legato alla fondazione per la scuola della compagnia San Paolo, sia uscito da quella commissione non è certo un caso.
Cipollone e Sestito, del resto, non hanno mai nascosto quale debba essere lo scopo delle “riforme universitarie”. Nel loro libro «Il capitale umano per la crescita economica: possibili percorsi di miglioramento del sistema di istruzione in Italia» edito dalla stessa Banca di Italia nel 2012, al capitolo università troviamo un programma molto chiaro:
Un programma tanto chiaro quanto preoccupante che non lascia spazio a dubbi su quale sia il ruolo che vuole giocare Banca d’Italia nell’Università del XXI secolo.
Il filo rosso non si ferma all’Istituto di via Nazionale, ma continua verso Parigi alla sede dell’OCSE, che esprime un proprio membro in seno al comitato di selezione dell’ANVUR, sostenendo con ogni probabilità la stessa linea MIUR-Banca d’Italia. Lo stesso Sestito ha avuto un ruolo di primo piano come membro dello Strategic Management Group OECD su Indicators on Education Systems.
Cosa possiamo aspettarci, dunque, dalle nuove nomine?
La lista di 15 nominativi proposti al Ministro dal comitato di selezione contiene personalità che, pur essendo organiche al sistema accademico tradizionale, potrebbero forse portare in tema di valutazione e di obiettivi di sistema degli approcci più di buon senso rispetto a quelli fin qui dominanti. Dubitiamo, tuttavia, che la Giannini possa e voglia smentire se stessa. Ministro e commissioni parlamentari (ma anche il Presidente della Repubblica) che pur di difendere la loro linea, hanno voluto in ANVUR il prof. Miccoli anche dopo essere stato preso con le mani nel sacco (vedi QUI), difficilmente saranno disponibili a scegliere personaggi non totalmente allineati.
C’è solo da sperare che l’adesione all’approccio distruttivo fin qui messo in campo non sia premiata fino al punto di nominare nell’Agenzia colleghi che, dichiaratamente, sostengono visioni del sistema universitario che appaiono a dir poco “divisive”. Prendiamo il caso del prof. Beltram, rettore della Normale di Pisa. Un’istituzione accademica di indiscusso prestigio. Quando però si ascoltano le dichiarazioni pubbliche di Beltram, che sembra proporre che l’ANVUR estenda i suoi orizzonti occupandosi di valutazione individuale dei docenti (stesso video del link successivo), che pare interessato all’uso della valutazione per premiare la sola eccellenza, che si dichiara convinto dell’esistenza di una valutazione truly objective (si legge infatti nel suo elaborato: “«In this respect the word quantitative must be emphasised since a truly objective, clear, unquestionable mechanism must be established to ensure acceptance by the community under evaluation»), e che auspica nientemeno che una selezione darwiniana sul sistema universitario (https://youtu.be/BlXgFl1NY_w?t=28m45s), viene da chiedersi se il suo prestigio di valutatore sia fondato.
Beltram è ben quotato presso il Ministero, come testimoniano i numerosi incarichi che gli sono stati conferiti dalla Carrozza e dalla Giannini: Coordinatore Gruppo di lavoro sui big data, Coordinatore dei comitati di selezione per un componente del Consiglio di Amministrazione dell’INAF, per il presidente della Stazione Zoologica ‘Anton Dohrn’, per il presidente dell’agenzia spaziale italiana e per il presidente dell’INRIM.
Rimane infine da capire se le scelte verranno compiute rispettando le aree culturali, come previsto dalla legge, e la parità di genere, o se questi principi verranno disattesi come avvenuto con le nomine dell’anno scorso.
In ANVUR sono presenti due docenti di area 14 (Graziosi e Rumiati, il primo con incarico di presidente), mentre non è presente nessun rappresentante di area giuridica (quando invece una dose di “legalità” non guasterebbe in seno al Consiglio direttivo), né delle scienze sociali. C’è invece una sovra-rappresentazione dell’area economica che con Checchi, Kostoris e Bonaccorsi ha avuto tre rappresentanti e una sotto-rappresentazione delle donne (due su sette).
Se il Ministro volesse rispettare l’equilibrio di genere e di area culturale le due nuove nomine dovrebbero ricadere sul prof. Di Raimo di area giuridica (o in alternativa su un docente di area chimica o di sociologia) e sulla prof.ssa Meneghetti di area umanistica (l’area 10 non è mai stata rappresentata in ANVUR).
Se invece si preferirà inasprire ulteriormente la dimensione conflittuale tra il mondo burocratico anvuriano e la complessa e concreta realtà dell’Università italiana, la scelta cadrà sul prof. Beltram, così che possa trovarsi in una posizione determinante per realizzare la “selezione darwiniana sul sistema delle università”.
Ѐ pur vero che ci si potrebbe domandare: ma alla fine i nomi sono davvero così importanti?
Con ogni probabilità personalità dotate di buon senso ed equilibrio eviterebbero i furori e gli eccessi valutativi a cui abbiamo assistito negli ultimi cinque anni, dunque la scelta dei nuovi componenti dirà qualcosa di chiaro sulle prospettive, tempi e sul tenore del “crash test” cui l’Università italiana è sottoposta ormai da anni. Cosa che, peraltro, avviene senza che nessuno si sia mai assunto la responsabilità di quella che è una scelta politica attuata surrettiziamente attraverso uno strumento fintamente tecnico. Tuttavia, il filo rosso che abbiamo seguito ci indica che un vero cambiamento di linea dell’Agenzia e del Ministero, per esempio verso l’obiettivo di migliorare lo stato complessivo del sistema, è purtroppo improbabile, chiunque sieda in quel consesso.