“I docenti universitari non andrebbero considerati dipendenti pubblici”; “l’Università fuori dalla pubblica amministrazione”; “un JobsAct negli atenei”… ormai sull’Università si leggono e si ascoltano (non da documenti anonimi, ma articoli stampa o dalla viva voce di autorevoli personaggi, come il Ministro o la referente del Partito Democratico; posizioni sovrapponibili sono poi attribuite anche al Presidente della CRUI) prospettive molto allarmanti per gli Atenei. Con la scusa della semplificazione – che potrebbe e dovrebbe essere realizzata in modo assai semplice e rapido – molti indizi fanno pensare che il sistema universitario si stia imbarcando nell’ennesima, distruttiva avventura. Apparentemente (ancora una volta, come già nel 2010) nella totale assenza di una discussione ampia all’interno della comunità universitaria e apparentemente (come già nel 2010) con il placet dei principali referenti delle singole Università, forse attratti dalla prospettiva del l’ormai noto refrain della figura di Rettore/Preside/Sindaco/Sceriffo. Per chiarezza e trasparenza lo abbiamo chiesto ai diretti interessati, inviando a ciascuno/a di loro una lettera aperta (pubblicheremo qui anche tutte le risposte che perverranno). Il testo è quello che segue (un click su “leggi tutto”):
Magnifica Rettrice, cara Collega,
apprendiamo dalla stampa (Università, le 10 idee dei rettori per il rilancio) che “i Rettori” sosterrebbero, tra l’altro, che:
“Le università sono un bene pubblico ma non Pubblica Amministrazione
I docenti non dovrebbero essere più considerati a tutti gli effetti dipendenti pubblici. Ciò potrebbe anche significare un cambiamento nelle politiche retributive. In questo la riforma Gelmini, nonostante alcuni indubbi benefici, ha fallito nel superare un approccio burocratico e centralista”.
Poiché il Presidente della CRUI era il chair di quell’incontro, una simile dichiarazione appare attribuibile alla CRUI nel suo complesso, dunque anche a Lei. A noi pare una affermazione estremamente grave e carica di straordinari rischi, che peraltro si collega a esternazioni del Ministro e della responsabile Università del principale partito di maggioranza, senatrice Francesca Puglisi; queste persone, alla previsione di un’uscita dell’Università dalla Pubblica Amministrazione, con il pretesto dell’eccessiva burocratizzazione, aggiungono la prospettiva dell’applicazione di un non meglio precisato “Jobs Act” agli Atenei, che amplificherebbe ulteriormente il già intollerabile livello di precarizzazione esistente all’interno del sistema universitario, estendendolo anche al personale attualmente a tempo indeterminato che, in caso di passaggio di ruolo, si troverebbe a transitare nella nuova situazione. Quanto alla semplificazione burocratica, è noto a tutti che potrebbe facilmente essere ottenuta con una semplice modifica delle norme che hanno portato alla presente babele normativa; invece l’uscita delle università dalla Pubblica Amministrazione comporterebbe una privatizzazione de facto.
Siamo perfettamente coscienti dei vincoli esistenti e degli impedimenti che ostacolano, ad esempio, l’assunzione di figure professionali operanti in campi come la comunicazione, la promozione istituzionale e l’internazionalizzazione: campi cruciali per il futuro che spesso persone formate e cresciute all’interno della Pubblica Amministrazione non riescono a gestire con efficacia, però siamo pure coscienti che è inequivocabilmente in atto – anche in base a diverse affermazioni dell’attuale Presidente del Consiglio – un percorso di modifica della normativa degli Atenei, che, per quanto sopra e per ciò che si apprende dalla stampa (ad es. QUI), coinvolge “diversi Rettori” e la CRUI, senza alcun confronto con il corpo docente e le organizzazioni di chi lavora e opera all’interno degli Atenei.
Ancora una volta tutto sembra avvenire (come già nel 2008-2010) attraverso una serie di interlocuzioni sotterranee e opache attivate da ambienti del governo e della maggioranza parlamentare con chi è stato eletto per assumere pro-tempore la responsabilità di gestire un ateneo, ma non certo per concordare disastrose e striscianti privatizzazioni del sistema Universitario italiano. Anche in questo caso (come già nel 2008-2010) riteniamo che sia doveroso che i Rettori, i quali sono in ultima istanza “primus inter pares”, discutano apertamente delle possibili evoluzioni con l’intera comunità universitaria che li ha eletti.
Con questa lettera aperta (che verrà pubblicata, come anche la sua auspicabile risposta, sul sito www.rete29aprile.it) Le chiediamo:
– di portare in discussione questa lettera, i temi che essa solleva e le informazioni di cui in merito dispone nel Senato Accademico del suo Ateneo;
– se è a conoscenza del documento riportato e commentato QUI e qual è il suo parere in merito al “percorso di ascolto” che esso dovrebbe incorporare;
– qual è il Suo parere sull’affermazione secondo la quale “I docenti non dovrebbero essere più considerati a tutti gli effetti dipendenti pubblici”;
– qual è il Suo parere sull’applicazione del Jobs Act o di un provvedimento simile agli Atenei;
– se, a valle di ampie riflessioni con la Sua Comunità universitaria, non ritenga di animare, almeno sulla ”uscita dalla PA” e sul “Jobs Act” per gli Atenei, una chiara e ferma presa di posizione della CRUI.
Certi della Sua attenzione e di una pronta risposta, Le inviamo i nostri migliori saluti.
Rete29Aprile