Il 28 novembre – giorno dell’incontro tra la Ministra Carrozza e i Rettori delle Università meridionali – in diciassette Atenei, su impulso di molte realtà studentesche e sindacali e anche della Rete29Aprile si sono sospese le lezioni, per lasciare spazio ad assemblee e momenti di approfondimento sullo stato del sistema universitario pubblico italiano. Un sistema agonizzante, che è stato portato sull’orlo del precipizio da anni di vero e proprio sabotaggio, realizzato tramite tagli finanziari, scelte miopi, riforme burocratiche, slogan demagogici e campagne mediatiche mirate. La mobilitazione è un segnale positivo, lanciato dalle tante persone che negli atenei studiano e lavorano: non si può accettare lo smantellamento progressivo, al Sud come in tutto il paese. È un segnale che non può identificarsi con chi, come i Rettori e la loro CRUI, ha tanto potere e tanto poco l’ha usato per la difesa dell’Università Pubblica, rendendosi spesso complice del tracollo del sistema universitario.
Non si possono accettare accordi al ribasso che svendano l’Università per due soldi o per “patti tra potenti” (ancora?), costringendola nelle logiche del “tutti contro tutti” che la stanno travolgendo: atenei contro atenei, giovani contro vecchi, colleghi contro colleghi. Magari declinate nella nuova versione “Nord contro Sud”, oppure “pretesi eccellenti” contro “predestinati alla gogna”.
Per questo è necessario rilanciare la mobilitazione in ogni ateneo e in ogni regione, al Sud come al Nord, al centro come nelle isole: perché l’Università è un bene comune e non può essere difesa se non con una mobilitazione comune. Una mobilitazione che si ponga come obiettivo anche un vero rinnovamento:
• contro la precarizzazione della ricerca e della didattica;
• contro il disimpegno statale nell’Università e nella ricerca che sancisce la resa all’influenza dei capitali privati e la prospettiva di un’alta formazione solo per chi può permettersela;
• contro il dilagare dei corsi di laurea a numero chiuso o programmato;
• contro le logiche fallimentari dell’ANVUR e delle normative in stile AVA (DM 47, 30/1/2013), nel cui solco ora si prefigura anche un test di tipo INVALSI per gli studenti universitari;
• contro la continua, ossessiva e insensata burocratizzazione;
• per il diritto allo studio;
• per una didattica di qualità;
• per l’ingresso dei giovani nei ruoli accademici;
• per una politica di finanziamenti stabili ed adeguati;
• per una valutazione organica non punitiva finalizzata alla promozione della qualità;
• per il ruolo unico della docenza universitaria e il superamento dell’attuale sistema di Abilitazione Scientifica Nazionale;
• per una gestione democratica degli Atenei, che sia guidata dall’etica e non dall’affarismo.
Per tutto questo, mentre c’è chi non ha più neppure il pudore di mascherare la propria volontà di distruzione, siamo e continueremo ad essere a fianco degli studenti e di coloro che vogliono costruire una Università pubblica, libera e aperta.