La Rete29Aprile è totalmente solidale con le colleghe, i colleghi e i destinatari di 37 denunce per la partecipazione (assieme a migliaia e migliaia di altre persone) alle manifestazioni di protesta a Perugia (30 novembre 2010) contro la legge Gelmini e di proposta per un modello universitario che risolvesse i problemi anziché aggravarli. Una legge, quella Gelmini, che ogni giorno di più dispiega i suoi effetti – che abbiamo tentato in ogni modo di mettere in luce – di istituzionalizzazione del baronato e di ghigliottina dell’alta formazione e della ricerca.
In quelle strade, quelle piazze, quelle stazioni, sopra quei tetti c’eravamo anche noi. Eravamo a Perugia e in tutte le altre città d’Italia, assieme a studentesse e studenti, precarie e precari della ricerca e a chi ha a cuore l’Università pubblica, libera e aperta per rendere attivo e vivo il nostro impegno civile e politico, sotto la bandiera della Costituzione italiana. Se oggi si stabilisse che questo è un crimine, allora non potremmo che auto-denunciarci anche noi.
Il testo del comunicato del Coordinamento dei Ricercatori dell’Università di Perugia:
Il Coordinamento dei Ricercatori dell’Università di Perugia esprime una forte e decisa censura circa le denunce che la Questura di Perugia ha effettuato nei confronti di 37 partecipanti alla manifestazione del 30 novembre 2010 contro l’approvazione della legge Gelmini. La nostra critica riguarda sia i criteri di scelta dei soggetti denunciati (due docenti universitari, ricercatori precari e studenti, di cui uno deceduto da più di un anno, e un’insegnante, risultata in realtà in servizio in quel momento), sia i fatti ascritti (perché la manifestazione in un clima di forte tensione si svolse nei modi più pacifici, con la partecipazione di circa duemila persone scortate da vigili urbani anzichè dalle forze dell’ordine per volontà del sindaco Boccali, a cui i fatti di allora dettero evidentemente ragione). Ci si chiede quindi quale possa essere l’opportunità politica di rilanciare queste 37 denunce in un momento come questo, a quasi due anni dal “delitto”, e al tempo stesso ci si chiede con quale criterio la Questura abbia potuto identificare questi 37 criminali tra le migliaia che civilmente e disciplinatamente solcarono le vie della città per manifestare contro una legge ingiusta e “quella sì” criminale nei confronti della istruzione pubblica italiana.
Vigileremo pertanto sul prosieguo di questa triste vicenda, confidando nella solidarietà di quelle istituzioni cittadine, il sindaco in primis, che in quei giorni vollero patrocinare le nostre iniziative di lotta partecipando in prima fila ai nostri cortei e intervenendo con i loro discorsi. Dichiariamo anche, fin da ora, che siamo pronti ad auto-denunciarci qualora le denunce della Questura si trasformino malauguratamente in rinvii a giudizio da parte del GIP.
[si veda anche QUI e QUI e QUI; per un articolo de Il Manifesto, a firma di Stefano Anastasia, QUI]