Non chiedeteci com’è stato possibile: anche noi abbiamo le nostre fonti ma possiamo, in esclusiva, dirvi che il Ministro dell’Università Francesco Profumo ha trovato la sua calza piena di carbone. Possiamo solo azzardare qualche ipotesi per l’incresciosa scoperta:

– Il primo pezzettino di carbone il ministro se l’è meritato per aver fatto promesse non mantenute: aveva esordito affermando di essere “il Ministro dell’ascolto”, riferendosi anche ai ricercatori come possibili interlocutori. La signora con la scopa, però, se la prende a male se uno pratica lo sport nazionale di dire il contrario di quello che poi fa. Fino a oggi, infatti, il Ministro non ha potuto/voluto trovare il tempo per ricevere le componenti universitarie (ricercatori, ma anche le diverse organizzazioni sindacali ecc.). Eppure ha redatto alcuni provvedimenti che avrebbero richiesto un minimo di ascolto prima di essere adottati. Per fare come Mariastella, che notoriamente aveva sullo stomaco l’Università e gli universitari, che non ha mai avuto intenzione di ascoltare nessuno e non ha mai fatto mistero della sua sordità (i consiglieri li aveva in casa, tra cui un buon amico del neo-ministro), non erano certo necessarie super-competenze.

– Il secondo pezzettino di carbone il ministro se l’è meritato per aver fatto svolazzare una persona anziana inutilmente, che alla fine si è scocciata: per recapitare la sua calzetta al ministro la Befana è andata prima al Politecnico di Torino (dove il ministro non si è ancora dimesso da rettore) e non l’ha trovato; è volata speranzosa al CNR (dove il ministro non si è ancora dimesso da presidente): ma niente neppure lì.
Entrare e uscire dai camini, a una certa età, diventa difficile, quindi si può capire l’irritazione senile della Vecchietta. Poverina, per scrupolo si è anche fatta tutto il giro dei vari Consigli di Amministrazione (Telecom, Pirelli, Unicredit ecc.), senza sapere che, almeno da questi, il ministro si è dimesso per tempo.

– Il terzo pezzetto di carbone il ministro l’ha preso per millantato merito. Non è carino battere pubblicamente il tamburo della “valutazione”, della scintilla dell’innovazione e poi muoversi concretamente in senso opposto. Qualche esempio che la vecchina potrebbe aver preso male? Tra i tanti ci può essere il geniale criterio adottato per distribuire gli scatti stipendiali sospesi tra il 2010 e il 2011. Si prendono un poco di soldi, li si danno agli atenei e gli si dice: adesso dateli ad almeno il 50% dei docenti e dei ricercatori che dovevano maturare uno scatto nel corso del 2011. Ovviamente è l’ateneo a decidere chi se lo merita, secondo valutazioni che saranno diverse da sede a sede. Nulla da dire sull’attribuzione per merito, ma è il metodo che lascia un poco perplessi… Accanto a questa piccola perla, l’altra, altrettanto raffinata, che prevede che si possano presentare Progetti di ricerca di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN) non in base a una valutazione della rilevanza, ma grazie a una semplice formuletta che lega il numero di progetti presentabili al numero del personale d’ateneo. “Chi siete? Quanti siete? Un progetto!”. Ma questa, si dirà, non è mica la pensata tecnica di un superministro: al massimo una battuta di Benigni e Troisi. Non ci resta che piangere, appunto.

– Un ultimo pezzettino di carbone l’abbiamo dato noi alla Befana, da dare al ministro: è il ringraziamento per aver messo la pietra tombale sul tanto celebrato e declamato “piano straordinario di reclutamento di professori associati” che la Gelmini sbandierò come un calmante, un valium politico perché pensava che, con un piattino di lenticchie, quei fessacchiotti di ricercatori se ne sarebbero stati buoni, non solo a capodanno. Invece cosa ha fatto Profumo? tra il 15 e il 30 dicembre ha fatto un decreto e ha mandato una lettera a tutti i rettori delle università pubbliche. Contenuto: come utilizzare entro il 31 dicembre i soldi che erano previsti per promuovere nuovi associati. Non si tratta di pochi soldi: 13 milioni per il 2011, circa 90 per il 2012 e circa 130 per il 2013. Con queste risorse si dovrebbero chiamare i nuovi professori associati, cioè quelli che hanno ottenuto la nuova “abilitazione nazionale”: ricercatori attualmente in servizio e ricercatori precari che stanno attendendo da tanto tempo di vedere la luce. Ma poiché le abilitazioni non si fanno e forse non si riusciranno a fare neppure nel 2012 (è notizia fresca fresca il fatto che il Consiglio di Stato ha rispedito al mittente il decreto sulle abilitazioni che Mariastella Gelmini aveva spedito già a governo dimesso…) come si possono usare questi soldi? Pensata acuta e penetrante: oltre a chiamare quelle poche centinaia di ricercatori che hanno la vecchia “idoneità” a professore associato, il grosso di queste risorse serviranno per muovere da una sede all’altra i professori attualmente in servizio, nonché chiamarne dall’estero. Ma questo non vale per tutte le sedi, bensì solo per quelle che hanno mantenuto sotto il 90% il rapporto tra quanto si spende per gli stipendi e quanto passa lo Stato. Così, il “giovane” ricercatore incolpevole delle gestioni passate, cadrà vittima dei tagli alle risorse su scala nazionale e della cattiva gestione di chi oggi straparla di merito e di rigore ma non ha tenuto i conti in ordine.

Quatti quatti, mentre tutti hanno in bocca il panettone, si mettono le basi per dare l’idea che tutto cambi perché nulla in realtà cambi. Insomma, si è fatto come quando si ricicla un regalo: una sistematina alla carte, un diverso biglietto e via! Ma la Befana non sopporta queste  pratiche, soprattutto quando il regalo riciclato non era stato richiesto… Ma, un momento, possono i rettori adottare un provvedimento di spesa senza prima sentire gli organi di ateneo (sì, roba tipo il senato accademico e il consiglio di amministrazione)? No, non possono, ma dove sta il problema, anche se è il 30 dicembre? Li avvertiamo dopo e ci facciamo autorizzare ex-post. “Tanto che differenza fa rispetto al solito?” avranno pensato, ed effettivamente, su questo, hanno avuto ragione.

La democrazia, la condivisione non va più di moda: allora evviva “la competenza”. Senza confronto, senza responsabilità, senza partecipazione. Tanto sono le parole che vanno di moda, mica il loro senso. Anzi, per aiutare i rettori, che magari sono stati richiamati in fretta e furia dalle vacanze, la Crui ha pensato bene di inviare anche una bozza/modello del decreto rettorale per utilizzare questi fondi, così non ci si deve sforzare più di tanto.

Suvvia, lo sappiamo benissimo che la Befana non esiste, che diamine, mica siamo bambini. Anzi, a dire il vero ci sentiamo parecchio vecchi. E con la vecchiaia si diventa saggi. Quindi, prima di imparare a volare come la befana, torniamo a ricordare, al Ministro e all’opinione pubblica, di essere disponibili a dare una mano perché la calza del ministro sia meglio riempita l’anno prossimo. Chiediamo apertura, chiarezza, trasparenza. Chiediamo responsabilità e condivisione.
Tanti auguri al Ministro e soprattutto all’Università, che ne ha davvero bisogno.