Mentre ci si accinge a ragionare sui nomi che dovranno costituire il nuovo governo, noi della Rete 29 Aprile vorremmo richiamare l’attenzione sull’importanza di scegliere con estrema cura il successore del ministro Mariastella Gelmini.
Non sappiamo – né lo può sapere il prof. Monti – se questo governo sarà un’esperienza isolata o se esso porterà a una continuità di linea nelle istituzioni pubbliche, ma siamo certi che, come noi, tutti sono convinti che il settore della formazione e della ricerca sia un campo estremamente cruciale e strategico per il futuro del Paese.

In questi ultimi due anni abbiamo invece assistito, con impotenza ma senza tacere, al depauperamento delle risorse investite nell’università, alla proclamazione vuota di parole d’ordine come meritocrazia, valutazione, efficienza, lotta ai poteri baronali non accompagnate da azioni conseguenti – anzi, spesso smentite dalle stesse misure adottate.
Vediamo gli Atenei in crisi e sofferenza, con poche risorse, lasciati a se stessi e con la massa dei provvedimenti previsti dalla legge 240 ancora in attesa di essere adottati; un’adozione che paventiamo come e più della stessa legge di riforma, tanto più se tali provvedimenti arrivassero frettolosamente e senza un confronto, finalmente vero, con la comunità universitaria tutta.
L’Università soffre, noi soffriamo con lei e questa situazione è un danno complessivo gravissimo per il Paese. Per questo chiediamo di adottare ogni attenzione e cura nella scelta del prossimo ministro dell’istruzione e dell’Università.
Dovrebbe essere una persona che abbia veramente a cuore la ricerca e il sistema universitario; rappresentativa di tutto il mondo universitario; in grado di dare voce e dignità e orgoglio a una categoria, quella dei docenti/ricercatori che è stata vilipesa e maltrattata a più riprese.
Una persona giovane, di età e di spirito, che conosca bene il sistema universitario e che, mentre ha motivi di critica per le sue anomalie e anacronismi, ha ancora idealità bastanti per amare questo lavoro e per volere continuare a farlo.
Una scelta di questo genere, lo capiamo benissimo, sarebbe certamente una scelta di rottura con le decisioni degli ultimi governi. Il nuovo Governo, tuttavia, dovrà comunque essere un governo di rottura con lo stile, le decisioni e le impostazioni del governo uscente. Il ministro dimissionario non ha mai dato voce alle persone che, dall’interno dell’università, chiedevano riforme condivise, che hanno avanzato proposte concrete come l’introduzione di un ruolo unico, la promozione della democraticità negli atenei, il sostegno del diritto allo studio, il rifiuto del meccanismo perverso dei prestiti d’onore, il sostegno alla valutazione analitica della ricerca e non l’inseguimento della quantità e della bulimìa bibliometrica; che hanno mantenuto ferma la propria voce per la salvaguardia dell’Università pubblica.
In questo momento si provi quindi a dar voce alle persone che hanno mostrato di avere realmente a cuore l’Università e il suo futuro, insieme a quello dei giovani e dell’Italia: si nomini una ricercatrice o un ricercatore, di ruolo o meglio ancora precario, per quel dicastero.

Buona fortuna a tutti.

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