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Si è svolta il 12 maggio scorso la III Assemblea della Rete 29 Aprile, che ha visto la numerosa partecipazione dei rappresentanti dei ricercatori delle università Italiane.
L’incontro doveva fare il punto sulla strategia da seguire nella presente fase di implementazione della Legge di riforma dell’Università, definire le modalità di collegamento con le forze politiche, con i movimenti studenteschi e le associazioni dei ricercatori non strutturati che si sono confrontate nel corso di questi mesi con la Rete 29 Aprile e con la sua mobilitazione.
La Rete 29 Aprile è ormai una realtà affermata e ben presente sia a livello degli organi universitari nazionali (CUN) sia all’interno degli Atenei e nei loro organi di governo. Molti ricercatori della R29A siedono all’interno delle Commissioni che stanno elaborando gli statuti delle Università, a Milano come a Torino, a Roma come a Cagliari come a Bologna. Ovunque la R29A fa sentire e, in numerosi casi, pesare, il punto di vista dei ricercatori a favore di un’Università pubblica, libera e aperta.
La Rete 29 Aprile, realtà fluida e non verticistica, si regge perché raccoglie ricercatori di molti orientamenti ed esperienze intorno ad alcuni punti fortemente condivisi, ancora più validi nella fase di implementazione delle Legge Gelmini e dell’attacco alla ricerca che essa, per più aspetti, rappresenta. Questi principi sono:
– la necessità di mettere l’Italia al livello degli altri Paesi dell’Unione europea sul piano delle risorse impegnate per l’istruzione e la ricerca che, al momento, sono scandalosamente scarse; aumentare le risorse per R&S significa investire nel futuro, non vivere nel passato.
– Restituire alla vita universitaria la dimensione democratica e partecipativa che la Legge Gelmini limita fortemente. Definire i nuovi statuti secondo una linea di ampia partecipazione e confronto tra tutti quelli che operano nelle università.
– Combattere la tendenza a precarizzare il lavoro culturale e la ricerca, dando reali prospettive a tanti giovani ricercatori che da anni sperano inutilmente in uno sbocco lavorativo.
– Intervenire nel dibattito sull’applicazione delle legge Gelmini richiedendo uniformità di retribuzione per i ricercatori a tempo determinato introdotti con la Legge Gelmini, nonché la retribuzione della didattica fornita dai ricercatori a tempo indeterminato già in servizio nell’università.
Poiché la Rete 29 Aprile non si batte solo per gli interessi particolari di una componente universitaria, dal dibattito è stato confermato ciò che la Rete da sempre sostiene, e cioè che la visione gelminiana dell’università si contrasta solo in collegamento con tutti quelli che operano e vivono nell’università, dagli studenti al personale tecnico amministrativo, dai ricercatori ai precari ai professori.
L’Assemblea ha anche eletto un gruppo di otto persone che avrà il compito, come quello che è stato in carica dall’aprile 2010 a oggi, di organizzare le attività della Rete e di mantenere i collegamenti con gli altri soggetti politici. Queste persone sono, in ordine alfabetico:
Cristina Barbieri (Univ. Pavia), Francesca Coin (Univ. Venezia), Alessandro Ferretti (Univ. Torino), Loris Giorgini (Univ. Bologna), Piero Graglia (Univ. Milano), Guido Mula (Univ. Cagliari), Gianni Piazza (Univ. Catania), Massimiliano Tabusi (Univ. per Stranieri Siena).
La R29A ribadisce che non si batte solo per difendere il carattere pubblico dell’università e per contenere gli effetti negativi della legge Gelmini, ma per costruire una vera riforma dell’università basata sulle proposte emerse nel corso della mobilitazione: governo delle università fondato sui principi di democrazia rappresentativa e partecipativa, ruolo unico della docenza, figura unica pre-ruolo, separazione tra reclutamento e progressione di carriera, diritto allo studio garantito da fondi statali e misure di welfare studentesco). Una università pubblica, libera, aperta.
Rete 29 Aprile