Le ricercatrici e i ricercatori di Rete29Aprile condividono l’appello “il nostro tempo è adesso” e aderiscono in tutte le città alle manifestazioni del 9 aprile. Questo modello di sviluppo che pone al centro la precarietà del lavoro e lo sfruttamento delle giovani generazioni non è né accettabile né sostenibile. Per questo noi ricercatrici e ricercatori universitari, che da mesi lottiamo insieme alle precarie e ai precari che hanno lanciato questa giornata contro le politiche culturali ed economiche attuate da questo governo, scendiamo di nuovo insieme in piazza. Quello che serve al Paese è investire nella cultura e nella ricerca per stimolare la nascita di un modello di sviluppo economico ed ambientale sostenibile. Le politiche di questo governo tendono invece a moltiplicare il lavoro accademico precario e a tagliare le risorse economiche destinate alla scuola, all’università e in generale alla cultura allo scopo di avere cittadini-sudditi e non pensanti di un paese senza futuro.
Pensiamo sia giunto il momento di affermare con forza che non vogliamo continuare a vedere accantonate e svilite queste energie fondamentali per il paese, la cui dignità è parte non piccola di quella dell’intera società. Persone che in ogni altra epoca sarebbero state riconosciute per quello che sono, ovvero una componente essenziale per lo sviluppo e il progresso civile. Persone che, invece, non riescono a pagare l’affitto, sono costrette a cercare garanzie dai genitori per avere un mutuo e che passano da un lavoro sottopagato e non garantito all’altro in attesa che il vento cambi. E’ il momento di gridare con convinzione che non vogliamo un Paese così ne’ per le nostre figlie e i nostri figli, ne’ per noi!