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Durante la puntata di ieri sera, 13 marzo, della trasmissione “Che tempo che fa”, il ministro Gelmini è stata intervistata Fabio Fazio e ha candidamente affermato che, sia per il personale della Scuola sia per quello dell’Università, “non sono stati operati tagli stipendiali”.
Questo è clamorosamente FALSO.

Nella scuola le progressioni di carriera per anzianità di servizio sono state bloccate per gli anni 2011 e il 2012, in attesa della loro sostituzione con un nuovo sistema che dovrebbe premiare – al netto dei nuovi tagli di garanzia per il recupero delle risorse – soltanto il 75% del personale, lasciando il 25% restante agli stipendi del 2010, mentre il 15% del personale precario continuerà a percepire lo stipendio iniziale.
Nell’Università, il discorso è simile: le retribuzioni restano congelate ai valori del 2010, fino al 2013, compresi gli aumenti ISTAT. Vengono quindi persi gli scatti biennali (che dal 2013 diventeranno triennali e verranno attribuiti previa valutazione) nonché ogni altro tipo di adeguamento della retribuzione ai costi della vita. Un’azione devastante, soprattutto per i giovani ricercatori che si vedono decurtata la retribuzione attesa dopo il primo anno di servizio fino al 30%. Tutto questo, in presenza dei tagli ai finanziamenti dell’Università che rendono impossibile fare ricerca se non utilizzando la propria retribuzione personale.
Forse al ministro sfugge il fatto che anche non garantire una prevista progressione degli stipendi è, di fatto, un “taglio”.
Se prendo 100, mi aspetto di avere 110 e invece resto a 100, quel 10 che mi manca è “tagliato”.
Ci dispiace che il ministro continui a propalare queste affermazioni fantasiose, condite dallo slogan che “il governo non ha messo le mani nelle tasche degli italiani”. Ce le ha messe, eccome! Soprattutto nelle tasche del personale di scuola e università che, a differenza del personale della polizia di Stato, dei magistrati, dei diplomatici, non è stato affatto difeso e sostenuto dal ministro competente.
Ci ha tuttavia confortato seguire, subito dopo e sulla stessa rete, la puntata di “Presa Diretta” di Iacona dedicata alla protesta degli universitari nell’ottobre-novembre scorso, e alla riforma Gelmini. La R29A, che ha animato quella protesta, le ha fornito motivi e riflessioni, è sempre stata in prima linea, ha visto scorrere le immagini di un’altra Italia: non quella approssimativa e retriva che impersona il ministro, bensì quella pulita, operosa e fiduciosa, nonostante tutto, che questa fase buia passerà e tornerà il rispetto per una scuola e una università pubbliche, funzionanti, motore di crescita civile ed economica. Un’Italia con le gambe lunghe e svelte, non corte e rachitiche come le favolette raccontate dal ministro.
R29A