Il “modello Marchionne” è oggi simbolo delle scelte politiche e culturali di una classe dirigente italiana asserragliata e predatoria. Il modello Marchionne richiede sacrifici a chi lavora, impone di accentuare tutti gli elementi di flessibilità e di precarietà del rapporto di lavoro in cambio di progetti vaghi. Il modello Marchionne chiede la rinuncia a diritti sanciti dalla Costituzione e la totale subordinazione in cambio di un salto nel buio: al termine del quale, con tutta probabilità, la Fiat sarà spostata da Torino a Detroit.

Non diverso è il “modello Gelmini”, che estende pericolosamente al mondo della conoscenza e della pubblica istruzione la più spietata e impersonale logica aziendale. Il governo di Berlusconi e Tremonti moltiplica il lavoro accademico precario, taglia le risorse per disporre di una leva di potere centralizzato e piegare le autonomie locali, prescrive per legge la competizione tra le diverse università, con l’effetto di ridimensionare l’intero sistema educativo pubblico e accentuare le differenze tra scuole e università in grado o meno di ottenere sostegno dalle regioni e dai privati. Tutte le modifiche della “governance” universitaria, dietro il paravento del ‘rigore finanziario’ e della razionalizzazione dei costi, sono introdotte da questo governo allo scopo di aumentare la disciplina del personale e il potere gerarchico politico-baronale, attraverso la rarefazione o la definitiva eliminazione dei meccanismi di partecipazione democratica alla vita accademica. Solo attraverso la minaccia e l’attuazione di enormi tagli alle risorse questo governo è in grado di attuare il mutamento in senso verticistico della “governance”, che altrimenti non sarebbe mai stato accettato dal mondo universitario.

Modello Marchionne e Modello Gelmini si tengono a braccetto nell’utilizzo della categoria del merito e degli aumenti salariali, come strumento, non tanto per gratificare con risorse aggiuntive chi ha dimostrato particolari competenze, quanto per disciplinare e punire, per impoverire alcune realtà territoriali, in special modo quelle meridionali.

Modello Marchionne e Modello Gelmini si tengono a braccetto perché un’industria in svendita e senza creatività non ha bisogno di ricercatori ambiziosi e indipendenti, di studenti preparati a lavori dignitosi, ma deve sfruttare le competenze di pochi tecnici iperspecializzati e disciplinati.

Secondo noi, non ci potrà essere alcuna riforma della scuola e dell’università che ne migliori la qualità e che garantisca a ciascun cittadino di potervi accedere, se non passando per l’esatto opposto di quanto proposto e attuato da questo governo. Vogliamo maggiori garanzie di diritti e reddito per chi lavora in modo precario, affinché possa essere libero da ricatti e aspirare a condurre una vita dignitosa. Vogliamo che sia ridimensionato il peso e il ruolo di tutte quelle componenti che hanno impedito e impediscono oggi a università e scuola di svolgere la funzione di motore dello sviluppo culturale ed economico nel nostro Paese. Vogliamo ragionare sui grandi obiettivi di scuola e università, sulla qualità della ricerca e della didattica, piuttosto che su temi di bassa ragioneria.

Negli ultimi mesi un massiccio movimento di studenti e di precari dell’università e della scuola, di insegnanti e di ricercatori si è opposto alla deriva del sistema di istruzione italiano. Questo movimento si salda inevitabilmente a quello di chi crede che, accanto all’acqua, alla sanità e al paesaggio, anche l’istruzione sia un bene comune che non possa essere gestito con logiche gerarchiche e aziendalistiche che ne impoveriscono ogni prospettiva innovativa.

Per queste ragioni, le decine di migliaia di precari che lavorano nelle scuole e nelle università, uniti agli studenti e ai ricercatori dell’università, chiedono con forza che si proclami uno sciopero generale che possa rappresentare l’inizio di un percorso di rilancio del ruolo pubblico dell’istruzione e di affermazione dei diritti di tutti i lavoratori, in questo difficile momento di crisi economica e di allarmante aumento della disoccupazione.

 

Coordinamento Precari Scuola (CPS), Coordinamento Precari Università (CPU), Rete 29 Aprile