Università: Tremonti gioca con i numeri

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La Rete 29 Aprile accoglie con profonda inquietudine la notizia che all’università verrà destinato circa un miliardo di euro per adempiere alle richieste dei rettori. Dopo mesi di promesse, di minacce e di ricatti, viene promesso lo stanziamento di 700 milioni per reintegrare, ma solo per il prossimo anno, la metà del taglio al Fondo di finanziamento ordinario dell’Università.


A questi si aggiungono 200 milioni per il diritto allo studio (che colmano il taglio colossale operato sui 246 milioni del 2009 diventati 99 nel 2010), e circa 80-90 milioni che serviranno sia per eliminare i tagli alle retribuzioni dei ricercatori a tempo indeterminato in servizio nell’Università (10 milioni di euro) sia a promuoverne una parte a professori associati.
Dovremmo essere contenti, almeno in parte, ma non lo siamo affatto. A costo di diventare noiosa, la Rete 29 Aprile ribadisce che l’aspetto finanziario è solo un aspetto del problema complessivo rappresentato dal disegno di legge Gelmini: una legge pensata e proposta in maniera autoreferenziale che, invece di risolvere i problemi li crea.
Con questa iniezione di fondi promessa da Tremonti, francamente insultante, viene sventolato un ipotetico vantaggio per i ricercatori strutturati, che forse verranno promossi professori all’interno di Atenei dissestati dai debiti, ma non si dice nulla nei confronti della vergogna dell’imperante precariato, mentre si pensa di accontentare le preoccupazioni di cassa della Conferenza dei Rettori della Università Italiane.
In definitiva si persegue la logica corporativa da prima repubblica di dare un contentino a chi protesta con un minimo di forza contrattuale, per lasciare comunque tutto immutato.
L’opposizione e la parte della maggioranza più sensibile ai problemi reali dell’università devono affrontare la discussione con il deciso impegno di cambiare il disegno di legge in maniera radicale, accogliendo le proposte delle componenti universitarie. La via del cerotto finanziario, che copre la ferita ma non la  sana, non è parte della soluzione, è parte del problema.