COMUNICATO DEI RICERCATORI IN MOBILITAZIONE
AGLI STUDENTI E ALLE LORO FAMIGLIE

La maggioranza dei Ricercatori delle Facoltà di Lettere e Filosofia, Scienze della Formazione,
Lingue e Letterature Straniere e Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, assieme ad altri 10.000
Ricercatori in Italia (tutti i dati in www.rete29aprile.it):
– si è dichiarata indisponibile a svolgere per l’a.a. 2010-2011 attività didattica non prevista per
legge;
– ritiene doveroso informare gli Studenti, le loro Famiglie e l’intera opinione pubblica delle
ragioni di una scelta dolorosa ma inevitabile di fronte a una situazione gravissima per l’intera
Università italiana.
CHI È IL RICERCATORE
Nell’Università italiana lavorano molte persone, fra queste i professori di I fascia (Ordinari), i
professori di II fascia (Associati), i Ricercatori. Ai Professori Ordinari e Associati compete la
didattica; ai Ricercatori, fin dalla nascita di questa figura 30 anni fa, competono la ricerca e solo
attività di didattica integrativa, come di recente ribadito dal Consiglio Universitario Nazionale. Nel
corso degli anni, con l’aumento dei corsi e la diminuzione delle risorse, ai Ricercatori si è chiesto di
fare di più: di tenere interi corsi a titolo gratuito. La crescente ristrettezza di risorse ha infatti
costretto gli Atenei ad attivarli ‘a costo zero’. I Ricercatori, con pieno senso di responsabilità,
hanno accettato di svolgere tale attività didattica – non dovuta ai termini di legge – senza ricevere
una retribuzione aggiuntiva pur facendo un lavoro aggiuntivo (le lezioni).
LE RAGIONI DELLA PROTESTA DEI RICERCATORI CONTRO IL DDL GELMINI
Il DDL Gelmini sull’Università e la recente Manovra Finanziaria hanno fissato misure pesantissime
che penalizzano tutto il settore Universitario:
– Taglio progressivo delle risorse: per il FFO (Fondo di Finanziamento Ordinario: i soldi che lo
Stato dà alle Università) i tagli sono i seguenti:
2010-2012: –1 miliardo e 433 milioni di € (= un taglio del 20% circa sul FFO 2009, che era
di 7485 milioni di euro). Tale stato di cose porterà a un inevitabile aumento delle tasse
universitarie, con evidente danno per gli Studenti.
– Allontanamento dell’Italia dagli standard europei nel rapporto numerico Studenti/Docenti (in
virtù del drastico taglio al necessario ricambio generazionale – di fatto bloccato fino al 2014 –
imposto dalla recente Manovra Finanziaria) e nell’investimento pubblico sulla ricerca, con grave
danno per la varietà e la qualità della didattica offerta agli Studenti.
– Inadeguatezza del DDL in discussione nel designare quel nuovo assetto dell’Università
pubblica auspicato da tutte le componenti ‘di base’ dell’Università.
– Creazione di una nuova categoria di precari della ricerca e della didattica con l’introduzione
della figura del Ricercatore a tempo determinato, destinato per contratto a svolgere attività
didattica ma senza alcuna garanzia di stabilizzazione, con l’apparente intento di immettere forze
giovani nel sistema.
– Messa ad esaurimento e progressiva marginalizzazione del Ricercatore a tempo indeterminato,
componente essenziale non soltanto per lo svolgimento dell’attività di ricerca ma fino ad oggi
elemento altrettanto essenziale per aver garantito un’offerta didattica di qualità. A ciò si
aggiunga il grave danno economico derivato dal congelamento degli scatti stipendiali per il
prossimo triennio determinante una decurtazione che nel tempo sarà ovviamente più alta per
chi ora è più giovane e appartiene alla fascia economicamente più debole (i Ricercatori).
– Rischio reale di esporre l’Università pubblica agli interessi di soggetti privati inserendoli come
parte sempre più attiva nella governance, cioè nella gestione degli atenei pubblici, ed esclusione
dei Ricercatori dagli organi decisionali di Ateneo.
I Ricercatori indisponibili hanno recentemente raccolto l’appoggio del Presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano, il quale lo scorso 4 agosto in una lettera al Ministro Gelmini ha auspicato che
si instauri una reale discussione con il mondo della ricerca sui punti sopra esposti.
PERCHÉ GLI STUDENTI DOVREBBERO PROTESTARE
1. Perché vi troverete di fronte a un sistema universitario che non avrà più i fondi statali per il
diritto allo studio.
2. Perché chi in tre anni taglia più di un miliardo di euro al mondo dell’Università e della Ricerca
(l’attuale Governo) deve essere chiamato a un atto di responsabilità nei confronti di Studenti e
Famiglie.
3. Perché la nuova legge introduce la figura del ‘Ricercatore a tempo determinato’, che potrà avere
un massimo di otto anni di contratto (anche non consecutivi e prestati in sedi diverse) per svolgere
attività didattica obbligatoria, senza alcuna garanzia di assunzione, indipendentemente dal merito:
chi di voi si sentirebbe di intraprendere una ‘carriera’ universitaria con questa prospettiva di fronte
a sé?
COSA CHIEDIAMO
– che si fermi l’iter parlamentare del DDL;
– in caso contrario, che vengano apportate sostanziali modifiche al testo e che si instauri una reale
discussione con le parti attive del mondo dell’Università e della Ricerca per risolvere le questioni
richiamate sopra.
I Ricercatori rimarranno indisponibili, in coordinamento con la mobilitazione nazionale (in molti
atenei l’inizio dell’anno accademico è stato rinviato), finché l’iter parlamentare del DDL 3687C non
si sia concluso.

I Ricercatori indisponibili dell’Ateneo di Verona

Ulteriori informazioni sono reperibili ai siti
Facebook: CERVELLI IN FOGA – ricercatori UNIVR in mobilitazione contro il DDL Gelmini
www.rete29aprile.it