Arcavacata, 27 settembre 2010

L’affondo finale dell’attacco all’Università pubblica italiana sta dispiegando pienamente i suoi
effetti negativi in questa ripresa di settembre, gettando gli Atenei nel caos. Il nuovo anno
accademico si sta avviando ovunque all’insegna dell’incertezza sul futuro: mancano risorse,
personale, strutture, mentre le offerte didattiche già approvate o in fase di approvazione si
presentano ridotte all’osso e assolutamente dequalificate.
L’attacco, partito con la Legge 230/2005 (Moratti), è proseguito con gli ingenti tagli al FFO operati
dalla Legge 133/2008 (pari a circa 1.400 milioni di euro in meno nel triennio 2009-2011) e con il
Progetto di Riforma del sistema universitario (DDL 1905, Gelmini) di cui si prevede l’approvazione
definitiva alla Camera nei prossimi giorni. Tale provvedimento stravolge la governance delle
Università pubbliche in senso neoaziendalista, mette i Ricercatori su un binario morto e non risolve
in alcun modo il problema dei giovani precari della ricerca. Inoltre, nell’ultima manovra finanziaria
licenziata dall’attuale governo con la Legge 122/2010 (conversione del decreto-legge 31 maggio
2010 n. 78), si è imposto il blocco degli scatti di anzianità e degli adeguamenti all’inflazione degli
stipendi dei docenti universitari per i prossimi tre anni senza la possibilità di recupero, rendendo
quella dei docenti universitari l’unica categoria del pubblico impiego a ricevere un simile
trattamento. Il blocco opererà in base a un rovesciamento del principio di progressività: il danno
maggiore sarà subito dai più giovani in ruolo che si trovano alla base della piramide stipendiale,
ovvero principalmente i Ricercatori, e poco influirà sui più anziani in ruolo, ovvero principalmente
“quella casta di baroni” indicata dal governo come il male da combattere.
Al pesante ridimensionamento imposto all’Università pubblica Italiana dai provvedimenti citati,
larga parte degli Organi di Governo delle Università (Rettori e Presidi) hanno risposto con soluzioni
dequalificanti per la qualità della ricerca e della didattica e degradanti per la dignità dei Ricercatori.
Malgrado l’insensibilità del governo, le resistenze degli Organi di Governo e una censura
informativa durata un intero anno, un movimento di opposizione è cresciuto e si è allargato negli
Atenei italiani, compresa l’Università della Calabria, e grazie alla sua forza oggi inizia ad imporsi
all’attenzione degli organi di stampa. Tale movimento è riuscito ad evidenziare le contraddizioni di
un sistema universitario insostenibile e incapace di rispettare molte scadenze istituzionali. Gli
inevitabili rinvii degli Anni Accademici, o le loro partenze menomate e dequalificate, hanno
costretto finalmente il Governo a rompere il silenzio annunciando una parziale (e allo stato
assolutamente nebulosa e inaffidabile) retromarcia sui tagli per il solo 2011, ma non ha ancora
fornito risposte concrete ed adeguate. È questa la ragione per cui è nata l’Assemblea permanente
autoconvocata dei Ricercatori dell’Unical, la cui posizione è riassunta nei punti seguenti:
– ripristino dei finanziamenti per la ricerca, la didattica e il diritto allo studio;
– governo democratico e trasparente degli Atenei;
– ruolo unico della docenza;
– contratto unico pre-ruolo;
– distinzione tra reclutamento e progressione di carriera;
– sospensione dell’iter parlamentare del DDL Gelmini per l’avvio di una discussione pubblica
sulla funzione e il ruolo dell’Università e della Ricerca nel nostro Paese, che coinvolga anche la
scuola e gli enti pubblici di ricerca nonché tutte le figure dell’Università, dal corpo docente, agli
studenti e al personale tecnico-amministrativo;
– promozione di un reclutamento straordinario basato su un sistema di valutazione trasparente, per
consentire un reale rinnovamento del corpo docente e dare una risposta alle aspettative di un
numero crescente di giovani precari della ricerca;
– riconoscimento del ruolo docente per i Ricercatori meritevoli senza progressioni automatiche di
carriera;
– riavvio delle procedure di reclutamento e di progressioni ordinarie;
– difesa del diritto allo studio, già largamente compromesso, che viene trasformato in privilegio
per pochi;
– ritiro degli ingiusti tagli stipendiali inflitti soprattutto alla base del corpo accademico.
Per il perseguimento di questi obiettivi l’Assemblea ribadisce la propria scelta di indisponibilità a
ricoprire incarichi non previsti per legge come forma di lotta dotata di maggiore efficacia tra quelle
sinora intraprese. L’Assemblea stigmatizza inoltre qualsiasi tentativo di forzatura e di ricatto: la
recente mozione CUN del 15/09/10 chiarisce che i Ricercatori sono tenuti a svolgere attività
didattiche “che affiancano le lezioni, al di fuori del monte ore previsto per il corso ufficiale”.
L’Assemblea prende atto con soddisfazione che il gruppo dei “Precari Invisibili della Ricerca –
UniCal” ha deciso di non accettare i corsi lasciati vacanti dai Ricercatori e di non accettare incarichi
gratuiti di alcuna natura.
L’Assemblea precisa ancora una volta che tale scelta non è insensibile agli interessi degli studenti e
delle famiglie; al contrario, essa nasce dalla consapevolezza che quegli interessi vanno difesi, con
forza e con i mezzi più efficaci, dagli attacchi condotti dal Governo, così come il nostro lavoro e la
nostra dignità. Ove necessario saranno intraprese anche altre forme di lotta, con l’auspicio che
questo possa favorire una partecipazione allargata a tutte le componenti dell’UniCal: l’intero corpo
docente di ruolo, i precari della ricerca, il personale tecnico-amministrativo e gli studenti.
L’Assemblea autoconvocata dei Ricercatori dell’UniCal denuncia che, nonostante l’assordante
silenzio degli Organi di Governo dell’Ateneo, allo stato attuale esiste una reale e oggettiva difficoltà
per il regolare avvio del corrente Anno Accademico in tutte le Facoltà. Quanto sta accadendo è
anche la logica conseguenza di una frettolosa approvazione dei Manifesti degli Studi e dell’Offerta
Formativa senza che fosse preventivamente verificata la regolare copertura dei corsi.
L’Assemblea si fa quindi carico di informare gli studenti e le loro famiglie che, ad oggi, non è
ancora possibile prevedere la data esatta dell’inizio dei corsi.