Audizione della Rete29Aprile davanti alla VII Commissione della Camera dei Deputati
La Rete 29 Aprile ha partecipato il 28 settembre 2010 all’audizione parlamentare alla Commissione VII della Camera sul disegno di legge “Gelmini” sulla riforma dell’università.
I delegati della Rete 29 Aprile (Guido Mula e Alessandro Ferretti) hanno ribadito le criticità del DdL Gelmini e dell’attuale situazione generale degli atenei, affermando la necessità di una riforma che sia ben diversa dall’attuale proposta in discussione alla Camera, oltre che l’urgenza di un congruo intervento finanziario per evitare il tracollo del sistema universitario italiano.
I ricercatori della R29A ritengono infatti che i problemi che deriverebbero dall’approvazione del DdL Gelmini non riguardano soltanto lo stato giuridico dei ricercatori strutturati, ma in egual misura anche il problema dell’allungamento del precariato pre-ruolo, la verticizzazione degli organi di governo degli atenei, la mancanza di seri interventi in materia di diritto allo studio e non ultimi i finanziamenti al sistema.
Al fine di affrontare nel dettaglio i punti critici, e giungere ad una riforma condivisa per un’università davvero al servizio della società, la Rete 29 Aprile ha chiesto di interrompere l’iter parlamentare al fine di aprire un’ampia discussione che coinvolga tutti i componenti universitari.
Purtroppo la relatrice del DdL, on. Frassinetti, ha affermato che la discussione a suo parere c’è già stata a sufficienza, e quindi ci aspettiamo una rapida accelerazione del dibattito per approvare al più presto il DdL alla camera, con qualche emendamento poco significativo.
Dopo questa audizione la strategia dei fautori del DdL appare ormai chiara: approvare al più presto la legge per mettere l’Università di fronte al fatto compiuto, nella speranza che questo valga a mettere a tacere un dissenso che coinvolge più di 40 atenei e 10.000 ricercatori, oltre che a molti precari della ricerca, studenti e professori.
Di fronte a questo atteggiamento la R29A non può far altro che rimarcare le proposte della Rete per un’università nuova al servizio della società. Nel probabile caso venga rigettata la richiesta di un ampio tavolo di discussione, i ricercatori della Rete riaffermano la loro volontà di mantenere le indisponibilità alla didattica non obbligatoria per legge come unico strumento efficace per manifestare la loro preoccupazione per lo smantellamento dell’università pubblica.