Il Presidente Napolitano risponde alla lettera della R29A: per riformare l’Università, ascoltate il mondo della ricerca
La Rete “29 Aprile” dei ricercatori è riconoscente e grata al Capo dello Stato per l’importante e autorevole risposta pubblica che egli ha dato alla nostra lettera consegnatagli lo scorso 23 luglio.
L’opinione pubblica riceve finalmente una conferma istituzionale dell’importanza e del valore dell’Università e di tanti che lavorano al suo interno al servizio della ricerca e della formazione; e tutto questo a valle, e forse in risposta, a discutibili etichette e stereotipi negativi sull’Università ancora di recente ascoltati proprio in occasione
della discussione parlamentare da parte di alcuni esponenti della classe politica.
La Rete sviluppa e propone ipotesi per una Università Pubblica Libera e Aperta che sia strumento di crescita culturale, sociale e anche economica del Paese, conscia dell’importanza e del valore dell’Università e di tanti che lavorano al suo interno al servizio della ricerca e della formazione. La lettera del Capo dello Stato, con l’invito al Parlamento e al Ministro ad avviare una discussione costruttiva col mondo Universitario sulla riforma in itinere, costituisce quindi il più alto riconoscimento possibile verso il lavoro di analisi, critica e protesta che tanti colleghi – non solo ricercatori – di moltissime sedi stanno conducendo da mesi sul DDL 1905.
Confidando in un pieno adempimento dell’auspicio espresso dal Presidente della Repubblica, e nel pieno rispetto delle rispettive competenze, doveri istituzionali e compiti, la Rete 29 Aprile manifesta quindi la sua disponibilità a confrontarsi con il Ministro e il Parlamento, per poter discutere le preoccupazioni sul finanziamento e sul disegno di legge governativo nonché illustrare le sue proposte per un’università moderna e partecipata, portatrice di sviluppo e di crescita culturale e civile.
Auspica inoltre un ulteriore rafforzamento nella partecipazione al dibattito costruttivo sul DDL da parte degli studenti, dei precari e di tutti i soggetti del mondo universitario che con il loro contributo nella ricerca e nella formazione rendono un servizio vitale al Paese.
Le posizioni della Rete sono frutto di un ampio e democratico dibattito interno a tutti i soggetti che sentono l’importanza dell’Università ed esse non sono quindi rappresentabili come patrimonio di una sola particolare componente politica o universitaria. L’invito a farsi interprete delle proposte avanzate dalla Rete 29 Aprile è rivolto a tutte le forze politiche, ma di fatto ad oggi nessuno dei soggetti politici che pure si sono dichiarati sensibili ne ha accolto completamente i suggerimenti.
Né la proposta del ruolo unico della docenza con diversi livelli retributivi, ma senza distinzioni funzionali e tanto meno gerarchiche al suo interno, né le osservazioni sull’insostenibilità di un sistema di reclutamento senza un adeguato finanziamento del sistema sono state recepite nella sostanza; né l’allarme sugli organi di governo privi di una reale rappresentatività, né l’ammonizione sulla eccessiva centralità della figura del rettore sono state ascoltate.
Il lavoro della Rete continua con determinazione non solo nell’evidenziare i punti critici del DDL Gelmini, nella convinzione che esso debba essere ripensato ab imis, ascoltando tutte le componenti dell’Università, ma anche cercando un terreno di discussione e coordinamento con i lavoratori della ricerca pubblica, anch’essi, e non a caso, citati dal Capo dello Stato. I problemi che affliggono Università e Enti di Ricerca sono in parte diversi, ma identici e tragici sono purtroppo gli effetti dell’impoverimento culturale sulla società del futuro.
In quest’ottica la Rete 29 Aprile annuncia un’assemblea nazionale a metà settembre che si terrà a Roma, allargata a tutti coloro che vogliono discutere e rilanciare l’università e la ricerca pubblica.