Documento presentato da: P.Quatrini
Approvato: fino al punto 1) dell’ultimo paragrafo con 85 voti favorevoli, 9 contrari, 6 astenuti; il punto 2) dell’ultimo paragrafo, oggetto di votazione separata, ha raccolto: 52 voti favorevoli, 40 contrari e 6 astenuti.
Il Consiglio di Facoltà di Scienze MM.FF.NN. dell’Università degli Studi di Palermo, in conformità con quanto già fatto da altre Facoltà di questo Ateneo e di altri, denuncia un profondo disagio in merito alle decisioni che il Parlamento sta per assumere in materia di Università, per quanto attiene:
- il DdL 1905 inerente il riordino del sistema universitario
- la manovra finanziaria attualmente in discussione in Parlamento
- gli effetti di quanto già previsto dalla Legge 133/08 e modifiche seguenti.
Ritiene infatti che i suddetti provvedimenti penalizzino fortemente sia il normale svolgimento delle attività didattiche e scientifiche delle Università pubbliche statali, sia le legittime aspettative del personale docente e tecnico-amministrativo, fino a far prevedere la completa paralisi delle attività di molti Atenei.
In merito al DdL 1905, questo Consiglio di Facoltà pur riconoscendo la necessità di intervenire in termini legislativi per modificare il sistema universitario pubblico statale inserendo reali elementi premiali volti a migliorare la qualità della didattica e la produttività scientifica, evidenzia una serie di criticità contenute nello stesso Disegno di Legge che, se non modificate, minerebbero alle fondamenta il sistema universitario pubblico statale. In particolare:
- lo svuotamento delle funzioni e del ruolo del Senato Accademico, a vantaggio delle prerogative del Rettore e di un Consiglio di Amministrazione la cui composizione prevede la partecipazione cospicua di componenti esterni al mondo dell’Università, senza peraltro precisarne le regole di nomina o di individuazione;
- la messa in esaurimento del ruolo dei ricercatori universitari, da sostituire con contratti a tempo determinato, intendendo goffamente emulare l’istituto anglosassone delle tenure track senza però prevedere sufficienti risorse e garanzie di futuro inquadramento di quanti dovessero risultarne meritevoli;
- la previsione, demandata a future scelte del Ministero, di un rapporto massimo prefissato tra il numero degli ordinari e degli associati, che prevedibilmente ridurrà ulteriormente le possibilità di progressione di carriera di questi ultimi;
- l’eccessivo ricorso all’istituto della delega previsto in favore del Governo in merito a troppe questioni di rilevante spessore e sostanza, che si configura come una intollerabile delega in bianco, fuori da ogni confronto democratico parlamentare;
- la mancanza di chiare regole sul funzionamento dell’ANVUR, ancora una volta demandate a future scelte regolamentari e che di fatto svuota l’intervento di ogni reale validità in termini di introduzione di parametri premiali in grado di migliorare il sistema universitario.
Gli elementi di criticità esiziali per il sistema universitario pubblico statale che emergono dal sopra citato DdL 1905 risultano ulteriormente aggravati da quanto previsto dalla Legge Finanziaria attualmente in discussione in Parlamento oltre che da quanto previsto dalla Legge 133/08 e successive modifiche ed integrazioni. Il quadro finanziario complessivo, infatti:
- assume già una contrazione del Fondo di Funzionamento Ordinario delle Università Pubbliche Statali, per il 2011, di oltre 1,3 Mld di Euro rispetto all’anno in corso, con una contrazione di oltre il 17% rispetto alla dotazione attuale, contrazione chiaramente non sostenibile da parte del già sotto finanziato sistema universitario italiano. Questo, nei fatti, comporta l’impossibilità di garantire un’offerta formativa che, per strutture (aule e laboratori) e forza docente a disposizione, fornisca livelli adeguati di qualità in grado di rendere competitivi i futuri laureati nel panorama sempre più complesso del mondo del lavoro nazionale ed internazionale;
- introduce una ingiustificata e indiscriminata penalizzazione economica del personale docente universitario con il blocco degli scatti e degli aumenti stipendiali su un intero triennio, senza alcuna possibilità di recupero successiva. Tale intervento è ulteriormente aggravato dal fatto che coinvolge e penalizza soprattutto i più giovani tra i docenti e i ricercatori, demotivandoli ulteriormente e pregiudicandone la produttività didattica e scientifica, anche in relazione alla generale contrazione di risorse pubbliche a sostegno dell’intero sistema universitario.
I componenti del Consiglio della Facoltà di Scienze MM.FF.NN. dell’Ateneo palermitano esprimono sentita preoccupazione circa le sorti future dell’istituzione cui appartengono in relazione sia alla possibilità di continuare a fare ricerca, di base ed applicata, sia alla erogazione di un’offerta formativa in merito alla quale è stato sottoscritto un contratto con gli studenti e le rispettive famiglie, contratto che, nelle attuale condizioni di sottofinanziamento e svilimento della funzione sociale ed istituzionale, non è più ovvio che si sia in condizione di rispettare.
Per queste ragioni, i componenti del Consiglio di Facoltà di Scienze MM.FF.NN. dell’Università degli Studi di Palermo, da mesi ormai in stato di agitazione, intendono mantenere alta la protesta contro i provvedimenti sopra citati. Tale protesta, che coinvolge in maniera trasversale tutte le fasce della docenza, si è manifestata con l’astensione sempre più massiccia dei docenti di questa Facoltà dallo svolgimento dei carichi didattici aggiuntivi, finora assunti a titolo volontario e, negli ultimi anni, non retribuito. Pur nel rispetto scrupoloso degli obblighi contrattuali, tali azioni di protesta di fatto compromettono l’effettiva capacità di garantire l’avvio di una serena attività didattica per il prossimo anno accademico (come riconosciuto nella mozione approvata dal SA dell’Università di Palermo in data 13 luglio 2010).
L’azione di protesta rende oggi impossibile l’avvio di buona parte delle attività didattiche previste dall’offerta formativa approvata dal Senato Accademico per l’Anno Accademico 2010/2011. Il rischio è infatti quello di una attivazione parziale (alcuni corsi di laurea) o addirittura a singhiozzo (alcuni insegnamenti), limitata ai corsi tenuti per compito didattico istituzionale, da parte di professori di prima e seconda fascia.
Il CdF prende quindi atto che l’attuale grado di copertura degli insegnamenti – in conseguenza delle mancate disponibilità dei docenti in relazione allo stato di agitazione – non consente il regolare avvio delle attività didattiche secondo il calendario approvato.
Inoltre, il CdF alla luce dei recenti interventi legislativi e della loro imminente approvazione parlamentare, ritiene necessaria una forte presa di posizione del sistema universitario e, per quanto di sua competenza, delibera:
1) il rinvio sine die dell’inizio di tutte le attività didattiche dell’Anno Accademico 2010/2011;
2) il rinvio di tutte le attività didattiche già calendarizzate a partire dal 1 Settembre 2010.