Lettera aperta dei docenti delle facoltà di Ingegneria, Lettere e Farmacia
Università degli Studi di Salerno
Cari studenti
l’università italiana è di nuovo in stato di agitazione. A Salerno, i professori e i ricercatori delle facoltà di Ingegneria, Lettere e Filosofia, Farmacia hanno sospeso gli esami di profitto. Questa decisione non è stata presa a cuor leggero, nella consapevolezza di provocare un disagio agli studenti. Tuttavia, la situazione dell’università italiana è così critica, e il silenzio che la circonda così profondo, che abbiamo ritenuto opportuno ricorrere ad iniziative di questo tipo per segnalare la pericolosità dei provvedimenti governativi.
In Italia, solo 11 giovani su 100 nella fascia d’età 19-25 anni si laureano, una percentuale bassissima, più bassa di qualunque altro paese avanzato. Ciononostante, le politiche applicate dai recenti governi hanno costretto l’Università a ridimensionare l’offerta formativa e a ridurre i finanziamenti per la ricerca. Questi tagli si sono materializzati anche per effetto di una campagna mediatica contro l’Università pubblica “sprecona e autoreferenziale”. È un giudizio determinato dai comportamenti scandalosi di alcuni suoi componenti, ma che in realtà è in contrasto con la reputazione di cui l’Università italiana gode in ambito internazionale, dove i suoi prodotti sono apprezzati e dove sempre più spesso trovano accoglienza i “cervelli in fuga”.
Noi crediamo che l’università italiana vada profondamente rinnovata attraverso nuovi meccanismi di finanziamento e di reclutamento. La cosiddetta riforma Gelmini non risolve i problemi perché non riduce l’invecchiamento dei docenti, prolunga il precariato dei giovani, concentra il potere in poche mani e, ridisegnando la struttura di gestione, assoggetta l’Università pubblica italiana a logiche economiche a scapito di quelle culturali e scientifiche. Con i recenti provvedimenti sono stati ridotti drasticamente i finanziamenti pubblici fino al punto che circa la metà degli atenei italiani è a rischio commissariamento; in una tale situazione è inevitabile un ulteriore aumento delle tasse universitarie come già accaduto in alcuni Atenei. Se il diritto allo studio è in pericolo la riduzione dei finanziamenti alla ricerca porterà ad una inevitabile “licealizzazione” delle università italiane. Sempre con gli ultimi interventi finanziari alla categoria dei ricercatori e dei docenti, costituita da sole 60.000 unità, è stato imposto un “contributo” di 500 milioni di euro, con un assurdo meccanismo che penalizza i più giovani con stipendi che sono tra i più bassi in Europa (un giovane ricercatore guadagna 1300 euro al mese) e lascia senza speranze i numerosi precari che hanno diritto ad avere un futuro. Non possiamo accettare le accuse di “corporativismo” e stare in silenzio per paura di un’opinione pubblica maldisposta nei nostri confronti perché male informata.
La protesta dei docenti vuole essere un grido d’allarme. Ci auguriamo che questo grido venga percepito e compreso perché la difesa dell’Università pubblica è nell’interesse di tutti, non solo degli studenti, ma del Paese nel suo insieme.
240 docenti delle facoltà di
Ingegneria, Lettere e Filosofia, Farmacia
dell’Università degli Studi di Salerno
Fisciano, 5 luglio 2010