la campagna ha ottenuto 1309 sottoscrizioni in una settimana. La richiesta è stata diffusa pubblicamente e verrà trasmessa al Ministro; al momento, purtroppo, il provvedimento governativo non ha subito alcuna modificazione per ciò che riguarda l’Università, che resta così di gran lunga il contesto più penalizzato, nel corale silenzio mediatico. Ciò non può non comportare una riflessione sulle capacità del settore di farsi ascoltare e sul grado di credibilità – evidentemente pari a zero – degli “alti livelli” che interloquiscono con il governo, che hanno consentito senza batter ciglio una manovra disastrosa per tutti, ricercatori e professori, e profondamente iniqua. La Rete29Aprile continuerà ad impegnarsi in questa ed in altre battaglie, convinta che l’Università sia un settore sul quale investire – a partire dalle intelligenze che vi sono impegnate – e non da rottamare e privatizzare. Pensiamo che l’unica via credibile sia quella di stringere tutte le componenti, dai non strutturati agli amministrativi, dagli studenti ai professori Ordinari, per realizzare la nostra idea di Università piuttosto che attendere di dar seguito, acriticamente, a qualsiasi capriccio il potere di turno decida di imporre. |
PER FAVORE, TREMONTI, TASSACI!Credendo fortemente nella Responsabilità e nella Condivisione, affidiamo al web – e non a qualche tavolo sottosegretariale – la nostra proposta: istituire una Tassa addizionale di emergenza anticrisi a nostro carico, in sostituzione degli ancor più iniqui meccanismi attualmente previsti dalla “manovra”, che, nella formulazione attuale, mette le mani in modo subdolo nelle buste paga di Ricercatori e Professori. Il ContestoL’Italia, come altri paesi europei piccoli o grandi, si trova in una grave crisi economica. Fino a qualche mese fa si parlava di ripresa e si asseriva che una manovra economica straordinaria non sarebbe stata necessaria. Purtroppo oggi i fatti hanno superato quell’ottimismo, e il governo chiama il settore pubblico a fare grandi sacrifici per uscire da questa pericolosa situazione. Ricercatori e i Professori non si tirano certo indietro, e vogliono manifestare nel modo più pieno la loro disponibilità a dare un contributo generoso e fattivo. [LEGGI TUTTO] |
Che cosa prevede oggi la “manovra”
Gli attuali provvedimenti di solidarietà previsti dal Governo sono assai complessi, e sono stati realizzati rapidamente, lasciando perciò ampia possibilità di maggiore razionalizzazione; lo stesso esecutivo ha affermato di poterli modificare, a patto che il risparmio complessivo rimanga lo stesso. Nello specifico dell’Università (così come per altriceri settori non contrattualizzati), attualmente è previsto, tra l’altro, un blocco non recuperabile degli scatti stipendiali per tre anni (in questi settori non ci sono periodici rinnovi di contratto).
Le conseguenze sono particolarmente sfavorevoli per coloro che si trovano nei gradini più bassi della carriera e che, quindi, hanno già redditi non certo elevati. Meno gravosi, ma sempre molto duri, sono gli effetti per chi ha maggiore anzianità di servizio ed ha un livello di reddito più elevato. La complessità delle conseguenze di breve e lungo periodo di questo meccanismo comporta la difficoltà di realizzare stime certe dell’impatto economico. Per avere un ordine di idee, si può però fare riferimento a due pareri autorevoli, e non certo antigovernativi. Il primo del Senatore Valditara, relatore di maggioranza del ddl di “Riforma dell’Università” (riforma che, al suo stato attuale, è contrastata dalla Rete29Aprile che la ritiene assai peggiorativa del sistema universitario), il quale ha parlato di una stima di -400.000€ a carico di un giovane neo-Associato (il primo gradino attuale della docenza universitaria) sulla prospettiva di 30 anni di vita lavorativa (Il Secolo d’Italia, 25 giugno 2010). In pratica una sorta di “mutuo di Stato obbligatorio”, acceso dal ricercatore o professore per ripianare, di tasca sua, i debiti del Paese. Il secondo parere è del Sole24Ore (Gianni Trovati, 28 giugno 2010), che ha stimato in 32,7% il peso percentuale sulla retribuzione annuale di un giovane ricercatore (primissimo stadio, non docente, della carriera universitaria). Si tratta di un terzo dello stipendio annuo atteso, ben 7.659€! Per un Professore Ordinario (il livello più alto della docenza) all’apice della carriera l’aliquota sarebbe invece solo del 6,91%. Come si vede, una progressione “al contrario”, palesemente iniqua.
Chiamiamo le cose col loro nome! Una TASSA ADDIZIONALE DI EMERGENZA per uscire dalla crisi
In questa condizione i Ricercatori della Rete29Aprile, nonostante l’università sia colpita da una persistente e dissennata riduzione dei finanziamenti alla ricerca e da un disegno di riforma sbagliato e peggiorativa dei mali del sistema, per spirito di responsabilità chiedono al Governo l’istituzione, a carico dei Ricercatori e dei Professori, di una “Tassa addizionale d’emergenza per uscire dalla crisi” che sia calcolata in base ad una aliquota addizionale unica uguale per tutti coloro che dovranno sopportarla, Ricercatori e Professori e che, di conseguenza, venga contemporaneamente ritirata la modificazione dei profili stipendiali, inaccettabile perché profondamente ingiusta. Tutto questo garantendo al Governo esattamente gli stessi risparmi pianificati. Perché mai un giovane con un basso reddito dovrebbe pagare di più, sia proporzionalmente che in valore assoluto, di un docente che ha raggiunto il massimo livello retributivo? Perché mai un giovane docente non dovrebbe poter aspirare a raggiungere, in un futuro e se dimostrerà il suo valore scientifico e didattico, gli attuali livelli retributivi dei suoi colleghi più avanti nella carriera? Una Tassa addizionale di emergenza è meno iniqua, più responsabile e più semplice da gestire anche per il Governo (un’unica aliquota per tutti). Ha, inoltre, il pregio non indifferente di chiamare le cose col loro vero nome.
I Ricercatori della Rete29Aprile chiedono pertanto anche alle altre categorie di lavoratori pubblici, colpite allo stesso modo dalla “manovra”, di aderire sottoscrivendo la proposta e di rilanciarla in tutte le possibili sedi.
In sostanza, quali vantaggi presenta questa tassa rispetto alla modifica delle curve salariali?
- Rigore e responsabilità: attribuisce al Governo la doverosa responsabilità per i rigorosi sacrifici richiesti, aiutandolo a non farli durare più del necessario. L’assunzione di responsabilità, per i Ricercatori, è un principio cardine: la chiedono per loro stessi, tramite la valutazione delle loro attività, e la pretendono da chi governa e amministra.
- Minore iniquità: colpisce tutti gli Universitari secondo un’uguale percentuale del loro reddito (oggi, invece, soprattutto i più giovani);
- Trasparenza e responsabilità sociale: rende evidente all’intera società l’ammontare del contributo richiesto per l’emergenza crisi, rimarcando i giusti oneri e onori in capo a chi è chiamato a contribuire maggiormente; sollecita una più diffusa percezione di responsabilità sociale, anche nei confronti di chi, nel passato, ha frodato impunemente la propria comunità contribuendo a portarla all’attuale crisi (condonati d’ogni tipo, speculatori ed evasori fiscali, ecc.);
- Fiducia: la tassa si configura come temporanea e collegata alla fiducia nella capacità del sistema di uscire dalla crisi. Cesserà quando sarà dichiarato concluso l’effetto della crisi economica sul Nostro Paese. È dunque una dimostrazione di fiducia sia da parte del Governo che da parte di chi la paga.
Tutte le componenti che sottoscrivono questa richiesta sono certe che il Governo apprezzerà immediatamente la disponibilità manifestata, istituendo la Tassa addizionale di “emergenza crisi” e cancellando il meccanismo attualmente previsto, ancor più iniquo di una tassa d’emergenza nazionale.
La Rete29Aprile