Scherzi da Frati?

Lug 5, 2010

Il 5 luglio 2010 l’edizione web del quotidiano Il Messaggero riportava, in virgolettato, alcune affermazioni di Luigi Frati, Rettore dell’Università La Sapienza di Roma: «Non credo che noi non siamo corresponsabili riguardo ai provvedimenti sull’università da parte dei governi di centrodestra e di centrosinistra. Il 30% dei ricercatori della facoltà di Giurisprudenza non ha prodotto nulla nell’ambito della ricerca scientifica e in generale alla Sapienza il 10% dei ricercatori non ha prodotto nulla in 10 anni. Queste persone vanno cacciate dall’università». E inoltre: «Bisogna reclamare la progressione economica solo per i meritevoli. C’è chi ruba lo stipendio: ci sono persone che lo prendono da anni e non fanno nulla – ha proseguito Frati – Facciamo pulizia a casa nostra per avere più potere morale» (http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=109498&sez=HOME_SCUOLA)

A margine di queste dichiarazioni, la Rete29Aprile dei ricercatori italiani ritiene inaccettabile e fuorviante individuare in alcuni ricercatori “fannulloni” all’interno dell’Università italiana (e della Sapienza in particolare) la responsabilità e la causa dei recenti disegni di legge e provvedimenti governativi volti allo smantellamento dell’Università pubblica, e spera vivamente che si tratti di un fraintendimento.
Si tratterebbe, in caso contrario, di un atto che darebbe bene il senso del profondo imbarazzo in cui i vertici dell’università italiana sono caduti, messi a confronto tra la pratica consuetudinaria di utilizzare i ricercatori come un’utile forza lavoro per dilatare corsi di laurea e insegnamenti, e la lettera della legge che prevede per i ricercatori solo attività di didattica integrativa dei corsi principali.

In particolare, i Rettori delle università italiane dovrebbero sapere:

– che i ricercatori italiani VOGLIONO che la loro attività di ricerca venga valutata e hanno posto questo punto tra quelli qualificanti del loro pacchetto di proposte (che saremmo lieti di esporre ai vertici della CRUI come abbiamo più volte richiesto);

– che non è colpa dei ricercatori italiani se una nuova procedura di valutazione, dopo lunga e tormentata gestazione, ha preso il via solo da quest’anno in tutto il territorio italiano con il decreto ministeriale n.8 del 19 marzo 2010 per il periodo 2004-2008, e non è prevedibile quando darà i primi risultati. A quel punto invitiamo i rettori a fare i nomi dei ricercatori, nonché dei professori associati e ordinari che staranno fuori dai parametri misteriali riconosciuti, evitando di fare discorsi generalizzanti che risultano insultanti per migliaia di professionisti seri, preparati e coscienziosi e per le strutture nelle quali essi lavorano.

– infine, speriamo che il Rettore Frati e i suoi magnifici colleghi siano così equanimi da riconoscere come vi siano migliaia di professori ordinari e associati che pubblicano proporzionalmente meno di un giovane ricercatore, e in alcuni casi non risultano produttivi da anni. Se proprio si vorrà scendere sul piano (del tutto inutile) della “guerra intestina”, i ricercatori italiani non hanno alcuna remora a porre sul piatto la loro produzione e la loro passione, confrontandola con quelle di chi sta al vertice del sistema.

Allo stesso modo i ricercatori non hanno problemi a riconoscere il magistero morale dell’istituzione universitaria di cui parla il prof. Frati per criticare i ricercatori a suo dire improduttivi. Occorre però evitare vuote generalizzazioni, che servono solo a prestare il fianco a provvedimenti liquidatori dell’intera Università pubblica.

5 luglio 2010, Rete29aprile