Riguardo al Decreto Legge 31 maggio n. 78 (Manovra finanziaria) [il CdA] ha espresso profonda preoccupazione, sconcerto e ferma protesta per l’assenza di equità nella ripartizione dei sacrifici e per le conseguenze fortemente negative di simili scelte sui ricercatori in servizio e sui giovani ricercatori in formazione (v. all.);

 

ALLEGATO
Il CdA dell’Università di Padova, nella sua seduta del 21 giugno, nel prendere atto di una manovra economica di ampie proporzioni a fronte di un difficile quadro nazionale e internazionale e nell’esprimere la consapevolezza della necessità che anche le Università pubbliche condividano, nel nome del risanamento della situazione economica del Paese, i pesanti sacrifici che si impongono al Paese nell’attuale congiuntura,
– ricorda la insostenibilità dei “tagli” imposti al sistema universitario nazionale dalla L. 133/2008 e dai provvedimenti successivi, con un sostanziale blocco dei processi fisiologici di ricambio e di sviluppo, e con una pesante ipoteca sul destino dei giovani ricercatori in formazione, nel nome di una riduzione indiscriminata della spesa che non tiene in alcun conto meccanismi pur possibili di premialità a fronte delle politiche più o meno “virtuose” messe in essere dai diversi Atenei nel pregresso;
– sottolinea la gravità dei sacrifici richiesti al pubblico impiego, con una sostanziale disparità di trattamento del personale non contrattualizzato a seconda della categoria di appartenenza, e con l’inserimento del personale universitario fra le categorie più gravemente penalizzate;
– esprime profondo sconcerto per le indiscriminate riduzioni stipendiali e per i blocchi di carriera, che colpiscono molto più duramente le categorie più deboli e con reddito più basso, e, particolarmente i ricercatori all’inizio della loro carriera;
– ricorda che i dipendenti pubblici, ivi compreso il personale universitario, ebbero a subire una brusca contrazione dei livelli stipendiali, mai più compensata, nei primi anni Novanta, in coincidenza con la manovra Amato, a fronte di un blocco delle dinamiche salariali che dura da almeno un ventennio, fatti salvi gli adeguamenti automatici e gli scatti stipendiali di anzianità;
– esprime una protesta ferma e decisa per l’assenza vistosa di equità nella ripartizione dei sacrifici;
– si fa interprete dell’impegno dell’Ateneo a ridurre per quanto possibile, in una situazione assai difficile, le conseguenze negative di simili scelte politiche sui ricercatori in servizio e sui giovani ricercatori in formazione, che rappresentano il futuro della nostra Università e della ricerca nel nostro Paese, pesantemente sottofinanziata rispetto ai Paesi concorrenti, e rispetto a cui i “tagli” indiscriminati messi in essere nei confronti del sistema universitario nazionale rendono impossibile anche agli Atenei più “virtuosi” – come Padova – intervenire con fondi del proprio bilancio a favore della ricerca così da supplire alla mancanza di finanziamenti da parte dello Stato.
Padova, 21 giugno 2010